Lei è (fantasiosamente tratto da personaggi reali)

1 mag 2010 15:00 , , 0 Comments

Lei è 
(fantasiosamente tratto da personaggi reali)

I

Prima di incontrare la fata Alseide, potresti sognare un impervio sentiero boschivo. Riflesse sullo specchio d'acqua silvano ed oscuro del tuo pensiero, non ti avvedrai delle dieci, cento, mille porte che attraverserai lungo la via: ogni porta conduce ad un mondo, ed ogni mondo possiede una sua realtà. Non ti sveglierai dal sonno né sognerai due volte allo stesso modo, poiché Alseide non è né di quel mondo né di quell'altro né di questo. Alseide è la natura stessa di ogni viaggio: una porta, un sentiero, un mondo, una realtà. Non cercarla: potresti trovarla e non incontrarla mai.
La conobbi. Fu una notte, nel mio ricordo; ero solo, assiso su un divano di nuvole – opera sua – e si sedette al fianco della mia più aurea gratitudine, e mi parlò, esile e celeste. Da allora avrei vissuto con gli occhi di un bambino, osservando realtà e misteri dal sapore antico, e spettacoli e tragedie e canti e ballate e colori che sbocciano come dolce luce sul mondo di un'alba che danza, sempre nuova ed ignota e lucente. Sorge sui mari il suo nome vero, e non c'è che ordine nel caos di ciò che ingenuamente crea, semplicemente. Tace, dinanzi all'irrazionale grazia di Alseide, il tetro ex nihilo nihil fit, pallido e smorto contempla di lei gli occhi e non si capacita dell'umile cosmo che in lei divampa.
In sua assenza, lungi dalla sua pacata follia, nulla m'era chiaro fuorché il fatto che stessi attraversando porte, corridoi e mondi sempre nuovi, disegnati coi suoi colori sognanti; ivi ebbi l'onore di conoscere personaggi unici e singolari e bizzarri ed irripetibili.
Non cercare ancora Alseide, piccolo lettore. Non sapresti riconoscerla. Dovrai prima viaggiare per molti dei suoi mondi ed assaporarne il gusto antico, udire le sue note che incantano e cantano nell'aria di violino, dovrai riconoscere la sua voce nell'assenza del silenzio che invoca il ricordo delle sue magiche parole, dovrai svelare il suo incantesimo in ognuna delle sue realtà, e viverle col cuore di chi è ammaliato e sa d'aver vissuto in lei ogni sua avventura. 
Taluni pensano che Alseide sia una strega pazza, altri leggono la pazzia nelle parole di chi la descrive – ma io, che la conosco bene, vedo nelle pizzicanti parole degli uni e degli altri solo le opinioni di taluni, tra gli infiniti abitanti dei suoi infiniti mondi.


II

Quando incontrerai la candida Nisea, ella non ti parlerà. La sua timida presenza forse non incontrerà mai i tuoi occhi. 
Ricorda: solo il folle più audace possiede la chiave per attraversare il dolce mistero del suo sguardo cristallino; egli errerà nei suoi occhi. Contemplerai, riflesso nell'immagine di lei su di te – l'oceano infinito, ed i canti di sirene e le danze valenti e baldanzose degli abitanti nei flutti più remoti e profondi dei mari. Navigherai le magie del cielo e della terra baciate dalla luna e dai fari di mille porti, e scoprirai le meraviglie vergini del creato, e le stelle lontane figlie del caos e del mistero. 
Vedrai in lei oltre ogni cosa, poiché nessuna profondità è celata al silenzio.
Ti parlerà. Si, ella parlerà solo allora, nel breve tempo che seguirà il tuo immaginifico disegno. Verrà la sua cacofonia, il mostro dell'ignoranza strangolerà il silenzio e gli echi della sua inettitudine saranno uditi oltre le profondità di un abisso che non c'è, ma sembrava esserci. Le risponderai, ma lei, incapace, non capirà delle tue parole più semplici alcuna, quasi analfabeta per il tuo e per il suo mondo. Ti sentirai offeso e deluso.
Non ti avvedi ora da solo dell'errore nel giudizio, quando errasti nei suoi occhi timidi e silenziosi?
Capirai allora la verità su Nisea: la rappresentazione della piccola persona che hai dinanzi è soltanto un'immagine, un'idea, un sogno nell'oceanica coscienza del tuo ritrarre. Il sostrato occulto e vero nell'opera di chi sogna con gli occhi è fantasticheria ben prima della prova finale, la forma è falsa creatrice nell'arte delle idee. Ora sai che ciò che ivi giace, la fredda verità oltre l'immagine impressa sul velo illusorio del suo silenzio, potrebbe essere soltanto miseria. Perché la vera essenza di Nisea, questo bizzarro e candido parossismo femminile, oltre l'inganno dei suoi occhi, è solo e soltanto – miseria.


III

Passerai il tuo primo giorno con Sabrina in pochi minuti, e tutto sarà furiosamente rinviato al giorno successivo. Non per colpa vostra, ma del reo tempo inesteso che intravide Bergson. Ma dovrai immantinente apostatizzare, poiché sarà anche colpa dello spazio, e della velocità, per dar invece retta ad Einstein, se il tuo incontro sarà tanto fulmineo. Sperando, nondimeno, nel lightning strikes twice.
Capirai dapprincipio che Sabrina non esiste alle tue percezioni, e che la sua immagine si manifesta in svariate forme, tutte vere e false al contempo, fino al collasso che forzerà l'una o l'altra a prevalere, all'atto, non platonico, della reificazione all'osservatore. Senza aprirti neppure la porta di casa, poiché omne animal triste post coitum, e perché al primo appuntamento certe cose non si fanno, avrai accesso al suo album fotografico – ecce domina. Non sarai tanto sgarbato da porle domande taglienti sul perché, a tuo onesto giudizio, i fotografi sembrano tutti alti 35cm quando la foto non è autoscattata col mirror-trick di un bagno privato, perché i colori sembrano tanto cangianti e barbaramente fotomanipolati da mani inesperte, e  non saprai neppure spiegarti perché alcune immagini resistono agli anni, mai ingiallite, intuendo nelle assenze le ecatombe del trash di un cestino.
Incuriosito dal nuovo love-meet che inneggia a Liberty City, ringalluzzito poi da due o tre di quelle immagini che oscurano, nella discesa-nel-mondo sensibile (o avatar, per sfoggiare un po' di sanscrito), ignorerai le altre due o trecento dubbie manifestazioni ottiche di Sabrina.
Per farne una fenomenologia esatta, saremmo dentro facebook. Preconizzato da Merlino ed ingiuriato dall'antiscientifico Anacleto, C'è AnChE fAcCiAlIbRo. Allora attingerai – di Sabrina, e senza Sabrina – i suoi gusti cinematografici, letterari, artistici, televisivi – annichilimento od obliterazione per flood dei tre precedenti – e pure informatici, sempre che per tali s'intenda l'autoreferenzialità della forma-quiz, della forma-condivisione, della forma-quelli-ke... e della forma-ego in generale, tutte affisse in vetrina, che chiameremo bacheca par excellence ed home per indifference. Si consideri questo time bonus come un simpatico omaggio di Alan Turing e dell'ergonomia industriale, finalmente oggettivata nella conoscenza di Sabrina senza che questa non ti sia dinanzi né per davvero né per liquid crystal display; la bella e il robot ti hanno consegnato le chiavi per un mondo che appartiene al multiforme pubblico dello spettacolo verso l'alta definizione. 
Non disperare. Non servirà fare otto passi per il byte dal bit: le progressioni geometriche non piacciono alle donne, prima dell'atto, tempo di esponenti e di esponenziali. Ti basti sapere che nulla è privato, in Sabrina. Ogni suo bacio, ogni sua carezza, passa tra un twitter, un myspace ed una finestra trillante della casa di Redmond.
Sabrina è il mondo contemporaneo di una donna ed una donna nel mondo contemporaneo. Nella poetica del virtuale, sceglierai uno solo tra due assiomi contraddittori: entrambi conducono a due mondi possibili, ognuno interdipendente con Sabrina. Il primo assioma, quello del nichilismo sentimentale, un po' profano per i ragazzetti di oggi, un po' più sacro per nonni e presunti tali, annuncia che in quel mondo “tutto è falso”, e chi professa questa convinzione sceglie se convivere con ribrezzo e non condividere l'oggettivazione degli incubi, oppure non conviverci affatto, nel suicidio stoico per la liberazione dal sistema delle tecnologie nel dominio. Il secondo assioma è “tutto è verosimile”, e non t'inganni l'autore sulla sua scelta improba ai saggi e scomoda agli insipienti, sii illuminista e fai luce sugli inganni e sgraffigna la verità – Sabrina non teme la tua ragione. Semplicemente, la ignora. 
Quando avrai scelto il tuo destino senza rimorsi per le fatality, terminerà la tua avventura verso Sabrina. Ma se sceglierai la via del falso, cercherai invano la sua bellezza, poiché Sabrina non esiste.
Se sceglierai la via del verosimile, avrai a breve fra le braccia il suo corpo nudo, sfiorerai i suoi seni con le tue mani arse dalla fatica della lunga ricerca, la possiederai oltre ogni lucido desiderio – ma quell'oggettiva manifestazione della tua coscienza, la reificazione di quella creatura dal sapore erotico così ospitale e gaudente non sarà Sabrina, poiché Sabrina non esiste.


Settembre 2009


IV

Ben due volte la ragione s'illude quando si erge a giudizio del caso, nell'inesauribile desiderio di descrivere causalmente fenomeni all'apparenza l'un l'altro distinti. Dapprima s'illude nel separarli, nel fare d'ognuno un sistema a sé, per poi sperdersi di nuovo in un'improbabile unificazione – la ragione s'è illusa due volte.  Alessa lo sa.
Ti sembrerà, d'un tratto, che l'ironia del sogno d'una notte tormentata abbia destato il destino nella creazione del giorno successivo, e tutto t'apparirà come la limpida stesura in caratteri d'oro d'un piano trascendente. Nulla sarà più casuale ai tuoi occhi, ed ogni dettaglio sarà indizio, ogni parola un'anticipazione, ogni sogno una profezia; il mondo della coscienza non sarà distinguibile dalla coscienza del mondo, poiché ogni cosa è sincronicità: tutto parla di te, vive di te, sogna di te, narra di te.
Come potrebbe la ragione accettare un simile solipsismo? Come potrebbe la realtà farsi teatro della tua vita? Non verrebbero forse annichilite le leggi dell'uomo, della natura e d'Iddio, un tempo scalfite sull'immutabile roccia delle alleanze mondane? L'ascesa della ragione e la discesa del sipario non si incontrano che per confliggere.
Narrano che Alessa, la regina del pensiero, nacque dalla passione dell'eternità in quest'aspra contesa. Ella pianse due volte quella miseria, sospesa tra l'illusoria trascendenza del divino e l'illusoria potenza del razionale, né piena dell'una né dell'altra saggezza. Sembra che Alessa riuscì a mediare tra le due illusioni per fondare in un labile equilibrio ciò che nessuno avrebbe mai immaginato – ella si fece, per così dire, filosofa.
Un giorno fu il più saggio tra gli uomini a meditare fino alle soglie più profonde della sua anima, fino a giungere nel remoto regno di Alessa. Egli si presentò con toni aulici ma sprezzanti, poiché lo spirito di costui s'aspettava d'esser giunto al fondamento primo del suo essere, alla più rocciosa delle fondamenta, ed indicibile fu la sua delusione nel trovarsi disteso sulla fragile sabbia di un'infinita spiaggia, dove il vento soffiava leggero dettando i tempi dello scroscio sussurrante di un tranquillo oceano sterminato, dove la passione estatica del sole dominava quel paradiso leggero, tranquillo e luminoso.
Dicono che egli si presentò ad Alessa affermando che nessun uomo era più grande di lui in intelletto e conoscenza, e che pertanto quella sua meditazione reclamava imperiosa i segreti celati in quel luogo profondo. Non sappiamo se egli incontrò davvero Alessa, ma ben sappiamo che da quel giorno nessuno ebbe più notizia di quell'uomo. Alcuni affermano che sia annegato tra i flutti della sua stessa meditazione, altri sono convinti che viva nascosto, ma preferisco pensare che si sia avveduto anch'egli della propria ignoranza, e che abbia semplicemente abbandonato la via sulla quale gli stolti lo stanno ancora cercando.
L'uomo ignorava come Alessa avesse ben compreso l'incompletezza dell'anima; egli, convinto di poter dominare il proprio pensiero, finì per perdersi nei suoi labirinti e nelle sue illusioni. Non c'era alcun fondamento alla base del pensiero che il pensiero stesso potesse comprendere, non c'era alcuna verità, in quel mondo, né alcuna risposta che potesse dirsi completa. La risposta, se c'era, era nell'incompletezza del conflitto, nell'inanità della battaglia – dalla volontà di quel caos si generò il cosmo di Alessa. Solo la fragile saggezza di una donna poté realizzare il compito più virtuoso: placare le tumultuose correnti del pensiero senza esigere un fondamento della conoscenza per giustificare quella pace.
Alessa, semplicemente, scelse quell'oceano di pace. 

Maggio 2010


William Turner  Transetto dell'Abbazia di Tintern (1795)


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