La Filosofia del TuTTorial
Oggi tutto è tutorial. TuTTorial.
Abbiamo dinanzi una situazione ma non abbiamo strumenti d’analisi
per capire il problema e sintesi per risolverlo, il nostro cervello funziona
sempre più come un: “analizza il problema per trovare le parole chiave da
cercare su Google”. Quante volte vi è capitato? A me spessissimo.
Il “tutorial”, o “tutoriale” (suona da schifo in italiano)
implica nella stessa definizione la presenza di un tutore. Chi è il tutore?
Il tutore, ad esempio, è il GPS in auto o nel cellulare: dopo ore perse
ad aprire applicazioni pesantissime, impostare parametri, attendere la
geolocalizzazione di almeno tre satelliti, il calcolo del percorso e caricamento
dei POI online, alzi la testa da quel maledetto touch screen e scopri di essere
già arrivato. “Allora ce l’ho questo senso dell’orientamento!”, si ma intanto
hai perso un’ora a pasticciare sul dispositivo. Tratto da fatti realmente
accaduti(mi), ovviamente.
Il tutor, letteralmente, ti fa decelerare quando vai troppo
forte. Guidare col piede più leggero sul gas, invece, è improvvisamente troppo difficile.
Stai male? Hai sintomi? Cercali su Google. Chi di voi non ha
mai fatto ricerche mediche su Google, scoprendo di avere meno di 24 ore di
vita? (Rivelatisi poi sintomi di una comune influenza da due soldi). Penso che
Berlusconi se la sia diagnosticata lì la famosa uveite, dopo un post brillante di
streghetta74 su Yahoo Answers.
Hai problemi con il PC? Di nuovo Google ha la risposta. Lui è il tutor
maximus (dopo ovviamente c’è Salvatore Aranzulla con le sue malsane strategie
SEO). Ma in questo spesso funziona, per chi sa ben identificare il problema,
trattandosi di problemi di macchine prodotte in serie – e pertanto
serializzabili anche i problemi.
Vuoi cucinare? Leggi i tutorial per il Bimby: butta dentro l’apparecchio
le cose nell’ordine e con i tempi giusti e sarai un cuoco degno di Master Chef.
Lo stesso dicasi per le mirabolanti ricette per il microonde.
Ti senti un vero artigiano? Puoi esserlo: segui passo passo
il libretto dell’IKEA e scoprirai che non ci voleva poi tanto a montare l’armadio
di due metri direttamente in cameretta.
Più in generale, per ogni cosa c’è un’app. Un altro tipo smart-tutore.
Roba che ti ritrovi a chiedere all’app del meteo “che tempo fa” prima di
guardare fuori dalla finestra.
Chitarrista? Via i vecchi ed obsoleti spartiti, la musica
non è questione di suono o di orecchio. Ci sono le tab! Un metodo geometrico
semplicissimo che ti dice dove premere e quando, e se proprio non ci riesci dai
in pasto il tutto ad un programma tipo Guitar Pro o Tuxguitar (per gli amici
Linuxari) che ti suona pure. Stesso discorso per titoli come Rocksmith, un
videogioco con la chitarra “vera” ed un jack USB che con un metodo analogo ti fa capire cosa
premere e quando – che t’importa di sentire il suono? Anche un sordo saprebbe
suonare perfettamente in questo modo. No, non un sordo tipo Beethoven…
A proposito di videogiochi: mi spiegate perché oggi fanno
pure tutorial per insegnarti a saltare? Guardate ho una carriera pluridecorata
nel settore, lasciatemi imparare giocando!
Anche nella lettura il simpatico Kindle ci aggiorna in tempo
reale su quanto tempo impiegheremo per terminare il libro, e noi ci fidiamo
ciecamente delle sue equazioni. Salvo scoprire a due ore dalla fine “presunta”
che il libro è già finito ed il povero idiota digitale sta calcolando come
pagine anche la lunga bibliografia in appendice.
Per non parlare di youtube: ci sono video anche su come
pettinarsi i capelli, tutte quelle cose femminili del makeup per le quali la parola tutorial è oggi celebre. Ora che ci penso, dovrei imparare anch’io a pettinarmi i capelli.
Sembra addirittura che abbiamo smesso di produrre pensieri
propri, anche per esprimere idee ci affidiamo al testo scritto da altri: ci
avete mai pensato che quando si “condivide” su Facebook si condividono pensieri
prodotti da altri, spesso sconosciuti? Quanti di voi hanno condiviso
post/pagine/contenuti di vostra creazione nelle ultime due settimane? Di sicuro
in pochi.
Tutorial sono io, quando evidenzio simpaticamente in grassetto qualche parola ogni tanto, per far focalizzare l'attenzione in un post di più di tre righe, altrimenti i lettori del 2014 si perdono nella densità del testo quando leggono tre parole in più.
La Filosofia del TuTTorial è oggi imperante, deleghiamo alla
macchina, al video ed al testo (spesso facilmente reperibili online) ogni aspetto del nostro fare; fatto non del tutto negativo, poiché porta
diversi vantaggi in termini economici e di tempo impiegato, ma andrebbe
acquisita una coscienza riflessiva per bilanciare le attività: ci sono
situazioni reali in cui l’utilizzo dello strumento informativo è effettivamente
utile, altri in cui è fondamentale ed altri in cui dobbiamo re-imparare a far sbocciare la
nostra creatività, prima che si addormenti per sempre.
Anche questo post, sebbene faccia schifo, l’ho scritto io,
ma senza tutorial – e questa, ammettiamolo, già sembra una gran conquista…
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