Introduzione alle introduzioni
(La filosofia sta nel cappello)
Il significato più simpatico di “cappello”, oltre quello classico che nel dizionario compare dopo (1), ovvero “copricapo” o “berretto”, e spesso anche dopo (2), ovvero il cappello in senso figurato, come quello del fungo, è ovviamente quello all’ultimo posto: (3) “introduzione (ad un saggio o ad un discorso)”, “prolusione”.
Il momento per
me più bello dei corsi di tutti i corsi di Laurea, purché tenuti da un docente
decente, è primariamente il primo: ovviamente l'introduzione. Su questo non ho grossi dubbi. Sia che la
materia sia umanistica che scientifica: nelle introduzioni i contenuti sono
assolutamente concordi, i contesti non desiderano fare distinzioni, proprio perché
amano essere il più possibile generali. Per il particolare, si faccia
riferimento alla lezione successiva.
In ogni
disciplina, il cappello serve a mostrare agli studenti il contesto storico e
culturale nel quale il corso va ad inserirsi, con tanto di aneddoti, collegamenti
letterari e filosofici, approcci classici al problema e soluzioni e congetture
contemporanee. In matematica il docente decente che introducevo poche righe fa
il cappello lo dedica, con un sano senso storico, a Leibniz e Newton; in
geometria ad Euclide, anche se i primi passetti li dobbiamo a(l teorema di)
Talete, lo stesso dell’acqua come principio primo, dal quale, secondo Hegel
(fino ai nostri manuali del liceo), inizia la filosofia. Gli esempi si
generalizzano facilmente anche per discipline più recenti, dalla fisica di
Galileo alla biologia di Lamark alla chimica di Lavoisier… fino all’informatica
di Turing e Von Neumann.
Per non
citare discipline e corsi così classici e banali, anche gli innumerevoli
insegnamenti più moderni e all’avanguardia, i quali non hanno grosse storie da
raccontare o grandi personaggi alle spalle, vengono (ben) introdotti fornendo
un panorama storico, politico, economico e sociale nel quale sono inseriti, ai
quali seguono gli sviluppi futuri, le possibilità di crescita e quelle
lavorative per lo studente che intraprende un determinato (per)corso.
Venendo alla
carta stampata, penso che ci sia una magia particolare anche nell’introduzione
di un libro, tra le righe iniziali nelle quali sono esposte le finalità dell’autore,
anche se si tratta di un testo tecnico e poco adatto alla riflessione
indipendente, pronto ad inasprirsi alla pagina successiva. Anche i testi
umanistici, spesso, dicono tutto nelle poche pagine dell’introduzione, e si
perdono in lunghe catene di argomenti e ragionamenti nelle seicento pagine successive per una tesi già esposta chiaramente già nelle pagine del capitolo zero. La stessa letteratura ha spesso
introduzioni che valgono più delle opere stesse; il buon Manzoni apre il suo ‘Conte
di Carmagnola’ con un interessante quanto innovativa (per l’epoca) discussione sulle
unità di tempo e di luogo nel teatro, e l’introduzione da sola vale già l’intera
opera in essa giustificata. Nel cappello del manuale scientifico, invece, c’è
un po’ tutta la portata di un’intera disciplina, riassunta in poche righe, con
tanto di finalità dell’autore, scelte didattiche e giustificazioni stilistiche.
Penso di essere uno dei pochi a leggere più e più volte le introduzioni dei
testi scientifici (spesso ritenute, all’opposto, noiose e superflue), per
capire bene l’autore e le sue intenzioni nel fornire il materiale in un modo e non nell’altro – anziché buttarmi a capofitto nella densità dei tecnicismi del
testo, laddove, ovviamente, risiede il vero nucleo rovente della disciplina.
C’è qualcosa
di forte, un desiderio nascosto ma palpabile, nelle introduzioni, un anelito di
apertura, un orizzonte comune al quale ambisce tutto il sapere, perché il sapere
è uno solo, e non è solito fare troppe distinzioni. Il sapere ha una sua storia
ed un suo contesto, ed una rete che lo collega in mille modi a sé stesso, a
tutte le sue manifestazioni, a tutte le sue discipline, a tutti i suoi numerosi
punti di vista, tutti complementari.
Inizio
lentamente a convincermi che la filosofia si annidi da qualche parte tra le
varie introduzioni, che se ne stia sotto il cappello, un po’ come dovrebbe
stare la testa delle persone: il pensiero risiede proprio lì, da quelle parti.
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