Introduzione alle introduzioni
(La filosofia sta nel cappello)

9 ott 2012 01:18 , , , 0 Comments



Il significato più simpatico di “cappello”, oltre quello classico che nel dizionario compare dopo (1), ovvero “copricapo” o “berretto”, e spesso anche dopo (2), ovvero il cappello in senso figurato, come quello del fungo, è ovviamente quello all’ultimo posto: (3) “introduzione (ad un saggio o ad un discorso)”, “prolusione”.
Il momento per me più bello dei corsi di tutti i corsi di Laurea, purché tenuti da un docente decente, è primariamente il primo: ovviamente l'introduzione. Su questo non ho grossi dubbi. Sia che la materia sia umanistica che scientifica: nelle introduzioni i contenuti sono assolutamente concordi, i contesti non desiderano fare distinzioni, proprio perché amano essere il più possibile generali. Per il particolare, si faccia riferimento alla lezione successiva.
In ogni disciplina, il cappello serve a mostrare agli studenti il contesto storico e culturale nel quale il corso va ad inserirsi, con tanto di aneddoti, collegamenti letterari e filosofici, approcci classici al problema e soluzioni e congetture contemporanee. In matematica il docente decente che introducevo poche righe fa il cappello lo dedica, con un sano senso storico, a Leibniz e Newton; in geometria ad Euclide, anche se i primi passetti li dobbiamo a(l teorema di) Talete, lo stesso dell’acqua come principio primo, dal quale, secondo Hegel (fino ai nostri manuali del liceo), inizia la filosofia. Gli esempi si generalizzano facilmente anche per discipline più recenti, dalla fisica di Galileo alla biologia di Lamark alla chimica di Lavoisier… fino all’informatica di Turing e Von Neumann.
Per non citare discipline e corsi così classici e banali, anche gli innumerevoli insegnamenti più moderni e all’avanguardia, i quali non hanno grosse storie da raccontare o grandi personaggi alle spalle, vengono (ben) introdotti fornendo un panorama storico, politico, economico e sociale nel quale sono inseriti, ai quali seguono gli sviluppi futuri, le possibilità di crescita e quelle lavorative per lo studente che intraprende un determinato (per)corso.
Venendo alla carta stampata, penso che ci sia una magia particolare anche nell’introduzione di un libro, tra le righe iniziali nelle quali sono esposte le finalità dell’autore, anche se si tratta di un testo tecnico e poco adatto alla riflessione indipendente, pronto ad inasprirsi alla pagina successiva. Anche i testi umanistici, spesso, dicono tutto nelle poche pagine dell’introduzione, e si perdono in lunghe catene di argomenti e ragionamenti nelle seicento pagine successive per una tesi già esposta chiaramente già nelle pagine del capitolo zero. La stessa letteratura ha spesso introduzioni che valgono più delle opere stesse; il buon Manzoni apre il suo ‘Conte di Carmagnola’ con un interessante quanto innovativa (per l’epoca) discussione sulle unità di tempo e di luogo nel teatro, e l’introduzione da sola vale già l’intera opera in essa giustificata. Nel cappello del manuale scientifico, invece, c’è un po’ tutta la portata di un’intera disciplina, riassunta in poche righe, con tanto di finalità dell’autore, scelte didattiche e giustificazioni stilistiche. Penso di essere uno dei pochi a leggere più e più volte le introduzioni dei testi scientifici (spesso ritenute, all’opposto, noiose e superflue), per capire bene l’autore e le sue intenzioni nel fornire il materiale in un modo e non nell’altro – anziché buttarmi a capofitto nella densità dei tecnicismi del testo, laddove, ovviamente, risiede il vero nucleo rovente della disciplina.
C’è qualcosa di forte, un desiderio nascosto ma palpabile, nelle introduzioni, un anelito di apertura, un orizzonte comune al quale ambisce tutto il sapere, perché il sapere è uno solo, e non è solito fare troppe distinzioni. Il sapere ha una sua storia ed un suo contesto, ed una rete che lo collega in mille modi a sé stesso, a tutte le sue manifestazioni, a tutte le sue discipline, a tutti i suoi numerosi punti di vista, tutti complementari.
Inizio lentamente a convincermi che la filosofia si annidi da qualche parte tra le varie introduzioni, che se ne stia sotto il cappello, un po’ come dovrebbe stare la testa delle persone: il pensiero risiede proprio lì, da quelle parti.

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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