Tante idee astratte in cerca d'autore





Sento spesso, in particolar modo in questi giorni, dibattere inutilmente sull'interpretazione politica delle elezioni amministrative. Poi arriva la nonna, che fa luce sull'arcano dimostrando molta più saggezza di politici, giornalisti e comici – “alle amministrative si vota la persona, non il partito”.
Questo è indubbiamente vero: un buon sindaco deve essere innanzi tutto una brava persona, alla quale affideresti volentieri il tuo comune, indipendentemente dal fatto che sia tesserato con il Partito delle Fragole, con il Movimento del Pan di Stelle o con la Lista Civica di Città Laggiù. Ma questo discorso può valere anche per il Presidente del Consiglio, o per i parlamentari: se potessimo votare le persone che riteniamo degne della nostra fiducia, potremmo davvero mandare finalmente a quel paese tutti quei loghi, quei colori, quegli inni e quegli slogan che fanno sembrare la politica italiana una poco valida alternativa al campionato di calcio.
Ma i loghi, gli stemmi e le bandiere non sono che rappresentazioni iconografiche di una realtà trascendente, come le meravigliose raffigurazioni di scene bibliche nelle chiese per il popolo analfabeta, che servono ad illuminare la povera ignoranza dello stolto elettore con il simbolo dell'ideologia; con Ricoeur, il simbolo da a pensare, perché rimanda ad altro, alle ideologie.
Eppure, come avevo già sperimentato a mio tempo assieme all'amico inesistente Gigi (link), utilizzare espressioni come “Gigi è comunista” o “Gigi è liberale”, ma anche, volendo espandere il gergo con: “Gigi è trascendentalista, spiritualista, immanentista, panteista, neoliberista, post-supercalifragilistichespiralidoso-ista”, risulta essere un utilizzo del linguaggio apparentemente tecnico, decisamente ingeneroso, vago e poco esatto. I tecnicismi delle ideologie, per i non addetti ai lavori, finiscono quasi sempre in -ismo.
Generalizzando, stiamo parlando di quelle che il senso comune chiama sbrigativamente 'idee astratte'. Termini molto generali, come ideologie politiche, ma anche filosofiche, religiose, culturali, sociali ed artistiche per denotare qualcosa di apparentemente inafferrabile, per indicare un'idea molto lontana dalla concretezza della pratica, ma già sufficientemente definita e vigorosa da reclamare un'identità ben prima di calarsi nel mondo.
In molti si sono posti il problema di quanto questi termini siano effettivamente vaghi, ma qualche furbacchione ha addirittura provato a risolvere la questione: dal novecento fino al triste presente molti filosofi hanno preteso di dare interpretazioni formali di queste idee astratte, cercando di definire logicamente, come in un linguaggio di programmazione, il vero significato di questi termini. Come chiedere ad un matematico di formalizzare concetti come libertà o socialdemocrazia con qualche assioma ed una manciata di teoremi. Cose da pazzi! Il problema dell'astrattezza delle idee astratte non verrà mai risolto trasformando le idee in un codice nel reame dell'oggettività. Queste idee sono fiere di essere astratte. Se vengono rinchiuse troppo, tenderanno a fuggire, perché sono a prova di scatola! Le idee astratte nascono per non essere mai colte come un fiore con il falcetto, ma solo per essere abbracciate e mai possedute, come tentare invano di cingere il tronco di un enorme albero con le braccia.
Le idee astratte, per essere meno vaghe e più concrete – ve lo dico io – cercano un autore.
Cercano qualcuno in cui insediarsi. Cercano concretezza, la concretezza di un cervello che ragioni e che le elabori, che cerchi di limarne le ambiguità, e che poi sia sufficientemente onesto e coraggioso da poter dire: “io, Gigi, ho eliminato le ambiguità!”.
Le idee astratte non vogliono essere rinchiuse in un codice anonimo né in formule, ma non vogliono neppure restare sempre a gozzovigliare lassù nel cielo: le idee astratte cercano filosofi, pensatori, artisti, ma anche veri politici che diano loro una risistemata per farsi concrete, o comunque sempre meno astratte, sempre meno ineffabili e più chiare.
Finché c'erano i filosofi veri, quelli una volta, e finché c'erano i politici veri, questi pensavano che la loro interpretazione delle idee astratte fosse l'unica interpretazione reale. Da queste teste è nato il panteismo di Spinoza e quello di Hegel, il comunismo di Marx e quello di Brecht, il materialismo di Democrito e quello di Galileo, l'idealismo di Platone e quello di Fichte, tutte idee astratte troppo generali per stare da sole, ma molto più chiare nella testa di qualcuno, anche se molto diverse tra quel qualcuno e qualcun altro, pur essendo questi amici delle stesse idee astratte. E se pure questi autori hanno logicamente cambiato idea nella propria vita, e modificato tali concetti, comunque nelle loro formulazioni abbiamo idee già molto più chiare di quando stavano nel cielo.
Per questo la filosofia dovrebbe tornare a studiare un po' di più la sua storia di fallimenti e conquiste, con la consapevolezza che conoscere un autore a memoria non significa capire bene un'idea e capire bene un'idea senza conoscere un autore non porta ad avere quell'idea più chiara ed oggettiva ma al massimo rende ignoranti rispetto a quel tentativo di arpionare quell'idea, rischiando di cadere negli stessi errori.
Semplicemente, le idee astratte cercano qualcuno con cui diventare un po' più concrete, un po' più chiare, di modo che anche il mio amico Gigi, se fosse davvero comunista ed esistesse un ipotetico comunismo di Gigi, potrei, alla luce delle sue idee e della sua coerenza, decidere se votarlo o meno.
La nuova concretezza delle idee astratte ha tuttavia un pesante prezzo da pagare: la perdita di una presunta oggettività, un vizio di personalismo dell'autore. Ma è proprio quel personalismo che mantiene in vita le idee astratte, che le libera da pregiudizi ideologici del tipo “tutti gli -isti sono stronzi!”, che ci fa dire di essere d'accordo con Gigi e non con Monti (alludo al sottoscritto, beninteso), e che fa diventare dei piccoli autori pure noi, che possiamo liberamente pasticciare col pensiero e farci idee nostre.
Ho aperto questo post dicendo che alle elezioni, un po' tutte le elezioni, sarebbe meglio votare le persone, e non i simbolini, le bandierine e gli slogan, che sono solo la buccia, il marketing delle idee. Questo vale anche quando abbracciamo un'idea etica, religiosa o artistica: dobbiamo prendere le idee astratte e non ragionare (sic) “per partito preso”, ma farci filosofi per noi stessi, osservando caso per caso ed elaborando una nostra, personale idea, attingendo da quelle idee astratte sulle quali i pensatori si sono soffermati per secoli, fino ai nostri giorni.
Per questo è meraviglioso studiare la storia del pensiero, perché in quest'operazione di produzione e raffinazione delle idee non siamo soli, perché ci sono tante idee astratte che prima di passare per le nostre teste hanno già conosciuto tanta altra gente, tanti altri autori che ci hanno scritto pagine incredibili. Queste idee astratte sono sempre in cerca di nuovi amici, e non sono affatto snob, perché non amano essere rinchiuse in gruppi elitari o in sistemi formali. Accogliamole ed aiutiamole a diventare un po' più concrete!

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