ilmeteo.it
Nel nome della perturbazione

Annibale, Scipione, Caronte, Minosse, Nerone, Caligola, Lucifero… ah, già, per far contente le femministe c’era anche Circe! Sappiamo oggi che la calda estate dell’Anno del Signore MMXII non collega questi personaggi direttamente alla storia, né alla letteratura. Accostare Annibale e Scipione è facile, i due hanno concluso, insieme, affrontandosi nella battaglia di Zama, la seconda guerra punica. Ma per arrivare fino a Creta attraversando lo Stige, dovremmo davvero trascendere il cielo e la terra. Sembra impossibile per la storia, difficile per la letteratura, ma è ben più facile per la meteorologia. Per la brontologia… bazzecole! 
Come ormai tutti sapranno, i vari nomi propri che aprono questo post non sono altro che l’antropomorfismo meteorologico dei vari anticicloni e cicloni dell’estate. Di certo in molti si stanno chiedendo, come Margherita Hack, perché anziché seguire questa moda americana di battezzare i fenomeni atmosferici non si procede col chiamarli semplicemente “caldo boia”. (link). Si potrebbe anche convenire nel chiamarli semplicemente ‘estate’ – perché sappiamo che in estate fa caldo, anche senza scomodare la mitologia e farne una notizia. 
Sarebbe interessante sapere da dove nascono questi nomi. Ah, già, lo sappiamo: nascono tutti dal forum de ilmeteo.it (link), e sono attribuiti direttamente dagli utenti. Poi il nome viene pubblicato sul sito, ed il battesimo è presto fatto. Questo celebre sito, primo in Italia per quanto riguarda il meteo, ha praticamente sbaragliato la concorrenza a sciabolate di marketing: come link sponsorizzato su google per diversi anni, poi sviluppando numerose app di ottima qualità per qualsiasi sistema, da Android, iOS, Blackberry, Windows Mobile, Symbian, quasi fino al vostro ombrello wi-fi (qualora ne abbiate inventato uno) rinchiuso nel ripostiglio. Ormai tutti, grazie al sito di Antonio Sanò, sanno che tempo farà domani. Un successo talmente clamoroso da aver superato, in quanto a visite giornaliere, anche siti come repubblica.it, corriere.it o - cosa ancor più grave - brontologia.blogspot.it (link). Insomma, una volta discorrere del tempo era un modo per rompere il ghiaccio con una persona con la quale non avevamo molta confidenza, adesso invece è molto più importante delle notizie del giorno. In giro per le strade non si fa altro che discutere di quando arriverà Lucifero – io spero il più tardi possibile, in tutti i sensi. 
Un altro segreto de ilmeteo.it è la sua poca sobrietà ed il sensazionalismo delle notizie che pubblica, oltre al numero spesso spropositato di punti esclamativi in home page. Riuscire a rendere il caldo in estate una notizia formidabile è un’impresa non facile, del resto, eccezion fatta per la redazione di Studio Aperto. 
Ad un’analisi molto empirica e molto soggettiva, anche il meteo per località che il sito propone con il comando 'cerca' mi sembra sempre ritoccato ‘al peggio’; nel dubbio il modello matematico preferisce prevedere la pioggia, oppure le temperature previste sono sempre troppo calde o troppo fredde. Fanno notizia. Aumentano le visite. Del resto, il sito sopravvive con i banner, e la pubblicità ha bisogno di visite. Per questo durante il mio week-end a Roma di qualche mese fa avevo lo smartphone che tuonava con nuvole e pioggia e qualche sprazzo di sole, ma ho visto solo quest'ultimo, per fortuna. Poi Circe, che sarebbe giunta a trasformare in maiale tutta la seconda metà della vacanza al mare del mese scorso, è passata rapidamente durante la notte con un breve ed intenso temporale, ed è immantinente sparita all’orizzonte prima che sorgesse il sole del mattino successivo. Ma questa è solo una mia analisi soggettiva.
Recentemente la Rete ha assistito anche ad una polemica con l’Università di Berlino, irata proprio nei confronti de ilmeteo.it, circa la liceità di attribuire arbitrariamente questi nomi alle alte e basse pressioni. Alle prime nomi maschili, alle seconde nomi femminili, proprio come i colleghi d’oltralpe. Poi si è deciso che i tedeschi hanno già troppo potere sullo spread (ovviamente sto esagerando, link), e che giustamente anche noialtri abbiamo diritto a nominare i nostri temporanei coinquilini atmosferici come meglio ci aggrada per tutta la loro permanenza.
Nel frattempo, tutti ci siamo abituati ai nomi mitologici – sono più fighi, dai – e persino i giornali ed i telegiornali delle principali reti nazionali, e non solo, hanno iniziato a fare uso di questi nickname atmosferici.
Tutto questo ci porta ad almeno due riflessioni luminose come il sole del banner del sito sulla lettera 'o': la prima è di carattere economico-informatico, ed è una lezione di marketing su come sia possibile far successo con le nuvole, il sole, la pioggia, tante app, una buona strategia di ottimizzazione SEO, l’uso dei forum nell’era del web 2.0, notizie sensazionalistiche… e qualche nome pescato a vanvera da un libro di epica e da uno di storia. La seconda riflessione riguarda tutto questo vociare e discutere per le strade di entità che non esistono: è davvero possibile parlare del caldo in estate come se fosse una creatura fisica, con un nome e degli attributi? Apparentemente no. Ma se davvero se ne parla così tanto, sarà forse che questa società è talmente povera di argomenti di discussione, che da antipasto il meteo è diventato il piatto principale?

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