#Sonostufo


Sono stufo di scrivere su diari virtuali.
Sono stufo di non aver mai tempo per scrivere sul blog.
Sono stufo di non saper scrivere a mano. Braccia – anzi mani – strappate all’agricoltura.
Sono stufo di scrivere su siti non-responsivi. Se questo lo è, non l’ho programmato io.
Sono stufo di sentir gente che pensa che si possa navigare solo da dispositivi mobili.
Sono stufo della grandine. Molto stufo. Soprattutto di quella grossa.
Sono stufo di modelli di business, di sviluppo, di crescita e di profitto.
Sono stufo delle crisi di sovrapproduzione. Soprattutto di sovrapproduzione culturale.
Sono stufo di sentire gente che infila parole in inglese a caso perché fa cool.
Sono stufo di fare confronti tra pubblico e privato. Noialtri li critichiamo mentre ci dilaniamo nell’atroce invidia della stabilità, della ricchezza e della mediocrità.
Sono stufo di questa nauseante e patetica moda dell’informatica di massa.
Sono stufo perché l’informatica di massa potrebbe salvare il mondo, invece salva solo i profitti delle solite tre o quattro aziende che se ne fottono di salvare il mondo.
Sono stufo perché l’informatica di massa potrebbe salvare la cultura, invece salva solo tante foto di donnine nude su facebook a fini onanistici o di spettegolamento sociale.
Sono stufo di essere stufo. Sarà la stanchezza.
Sono stufo di sentir chiamare arte e cultura “il prodotto” o “il brand”.
Sono stufo degli economisti. Da quando sono più dei filosofi il mondo va a rotoli (ma almeno va a rotoli sorridendo J J J).  
Sono stufo di chi si sa sfogare solo sul web.
Sono stufo di chi si sfoga sul web, in genere.
Sono stufo di chi si sfoga sul web, ma non se ne accorge.
Sono stufo di chi ripete le cose.
Sono stufo di chi ripete le cose e crede di scrivere poesie.
Sono stufo di chi scrive poesie. Non le legge più nessuno.
Sono stufo di chi non legge più le poesie.
Sono stufo anche di chi non legge più Marx.
Sono stufo di chi afferma che non ci sono più destra e sinistra, ma solo giovani e vecchi. Per inciso, tifo per i vecchi.
Sono stufo di chi su Internet scrive con grande decisione, poi nella vita la nasconde. Eroi dei due mondi falliti che si accontentano del mondo virtuale.
Sono stufo di Balotelli. Il suo vittimismo è ridicolo: da solo guadagna quanto tutte le popolazioni africane ed ha pure il coraggio di far polemiche sterili.
Sono stufo delle guerre tra poveri. Di tutte le guerre e di tutti i poveri. Ma non per questo faccio guerra alle guerre.
Sono stufo di chi non crede e bestemmia perché va di moda e perché la fede è roba per vecchi, noi giovani abbiamo ben altre divinità: il mercato, il profitto, la competitività e la meritocrazia.
Sono stufo di gente che non distingue le regole dalla burocrazia.
Sono stufo di chi le regole non le rispetta e ci insegna a non rispettarle.
Sono stufo di noialtri che prendiamo questi signori come esempio (ma li condanniamo pubblicamente).
Sono stufo degli ipocriti, perché pensano di non esserlo, di fatto non pensando affatto.
Sono stufo di chi ipocrita sa di esserlo, ma non gli fa neppure dispiacere.
Sono stufo della flessibilità che non da regole e ti fa sentire libero, autonomo e gratificato - solo perché poi non ti retribuisce.
Sono stufo di non poter sforare 140 caratteri. Perché anche se li sforo nessuno ha l’attenzione per leggere un testo un minimo più prolisso. Figurarsi a scriverlo!
Sono stufo di chi usa l’hastag. Soprattutto nei titoli.
Sono stufo di chi scrive liste e poi non ci va a fare la spesa.
Sono stufo di chi scrive e non sa scrivere. Poi vende milioni di copie.
Sono stufo di chi scrive su blog, non fa neppure dieci letture ma si sente un minimo appagato, giusto per il piacere d'aver postato. Anzi, mi fa proprio schifo.

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Elezioni in strada

24 mag 2014 10:19 , , , 0 Comments


Generalmente mi ricordo una domenica di sole, una giornata molto bella, un’aria già primaverile in cui ti senti più pulito... anche la strada è più pulita, senza schiamazzi e senza suoni. Chissà perchè non piove mai quando ci sono le elezioni…















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La Filosofia del TuTTorial




Oggi tutto è tutorial. TuTTorial.

Non sappiamo più far nulla (o quasi, dai), ma sappiamo assemblare cose, indicazioni, mobili, ricette ed idee. Il tutto a patto che ci dicano sempre esattamente come. Meccanicamente. “Qua nessuno c'ha il libretto d'istruzioni”, cantava Luciano Ligabue, che di certo non è un attento sociologo. Oggi tutti abbiamo il libretto di istruzioni. Tanti libretti di istruzioni. Testuali, audio e video. Tutti tutorial.
Abbiamo dinanzi una situazione ma non abbiamo strumenti d’analisi per capire il problema e sintesi per risolverlo, il nostro cervello funziona sempre più come un: “analizza il problema per trovare le parole chiave da cercare su Google”. Quante volte vi è capitato? A me spessissimo.

Il “tutorial”, o “tutoriale” (suona da schifo in italiano) implica nella stessa definizione la presenza di un tutore. Chi è il tutore?
Il tutore, ad esempio, è il GPS in auto o nel cellulare: dopo ore perse ad aprire applicazioni pesantissime, impostare parametri, attendere la geolocalizzazione di almeno tre satelliti, il calcolo del percorso e caricamento dei POI online, alzi la testa da quel maledetto touch screen e scopri di essere già arrivato. “Allora ce l’ho questo senso dell’orientamento!”, si ma intanto hai perso un’ora a pasticciare sul dispositivo. Tratto da fatti realmente accaduti(mi), ovviamente.
Il tutor, letteralmente, ti fa decelerare quando vai troppo forte. Guidare col piede più leggero sul gas, invece, è improvvisamente troppo difficile.
Stai male? Hai sintomi? Cercali su Google. Chi di voi non ha mai fatto ricerche mediche su Google, scoprendo di avere meno di 24 ore di vita? (Rivelatisi poi sintomi di una comune influenza da due soldi). Penso che Berlusconi se la sia diagnosticata lì la famosa uveite, dopo un post brillante di streghetta74 su Yahoo Answers.
Hai problemi con il PC? Di nuovo Google ha la risposta. Lui è il tutor maximus (dopo ovviamente c’è Salvatore Aranzulla con le sue malsane strategie SEO). Ma in questo spesso funziona, per chi sa ben identificare il problema, trattandosi di problemi di macchine prodotte in serie – e pertanto serializzabili anche i problemi.
Vuoi cucinare? Leggi i tutorial per il Bimby: butta dentro l’apparecchio le cose nell’ordine e con i tempi giusti e sarai un cuoco degno di Master Chef. Lo stesso dicasi per le mirabolanti ricette per il microonde.
Ti senti un vero artigiano? Puoi esserlo: segui passo passo il libretto dell’IKEA e scoprirai che non ci voleva poi tanto a montare l’armadio di due metri direttamente in cameretta.
Più in generale, per ogni cosa c’è un’app. Un altro tipo smart-tutore. Roba che ti ritrovi a chiedere all’app del meteo “che tempo fa” prima di guardare fuori dalla finestra.
Chitarrista? Via i vecchi ed obsoleti spartiti, la musica non è questione di suono o di orecchio. Ci sono le tab! Un metodo geometrico semplicissimo che ti dice dove premere e quando, e se proprio non ci riesci dai in pasto il tutto ad un programma tipo Guitar Pro o Tuxguitar (per gli amici Linuxari) che ti suona pure. Stesso discorso per titoli come Rocksmith, un videogioco con la chitarra “vera” ed un jack USB che con un metodo analogo ti fa capire cosa premere e quando – che t’importa di sentire il suono? Anche un sordo saprebbe suonare perfettamente in questo modo. No, non un sordo tipo Beethoven…
A proposito di videogiochi: mi spiegate perché oggi fanno pure tutorial per insegnarti a saltare? Guardate ho una carriera pluridecorata nel settore, lasciatemi imparare giocando!
Anche nella lettura il simpatico Kindle ci aggiorna in tempo reale su quanto tempo impiegheremo per terminare il libro, e noi ci fidiamo ciecamente delle sue equazioni. Salvo scoprire a due ore dalla fine “presunta” che il libro è già finito ed il povero idiota digitale sta calcolando come pagine anche la lunga bibliografia in appendice.
Per non parlare di youtube: ci sono video anche su come pettinarsi i capelli, tutte quelle cose femminili del makeup per le quali la parola tutorial è oggi celebre. Ora che ci penso, dovrei imparare anch’io a pettinarmi i capelli.
Sembra addirittura che abbiamo smesso di produrre pensieri propri, anche per esprimere idee ci affidiamo al testo scritto da altri: ci avete mai pensato che quando si “condivide” su Facebook si condividono pensieri prodotti da altri, spesso sconosciuti? Quanti di voi hanno condiviso post/pagine/contenuti di vostra creazione nelle ultime due settimane? Di sicuro in pochi.
Tutorial sono io, quando evidenzio simpaticamente in grassetto qualche parola ogni tanto, per far focalizzare l'attenzione in un post di più di tre righe, altrimenti i lettori del 2014 si perdono nella densità del testo quando leggono tre parole in più.

La Filosofia del TuTTorial è oggi imperante, deleghiamo alla macchina, al video ed al testo (spesso facilmente reperibili online) ogni aspetto del nostro fare; fatto non del tutto negativo, poiché porta diversi vantaggi in termini economici e di tempo impiegato, ma andrebbe acquisita una coscienza riflessiva per bilanciare le attività: ci sono situazioni reali in cui l’utilizzo dello strumento informativo è effettivamente utile, altri in cui è fondamentale ed altri in cui dobbiamo re-imparare a far sbocciare la nostra creatività, prima che si addormenti per sempre. 

Anche questo post, sebbene faccia schifo, l’ho scritto io, ma senza tutorial – e questa, ammettiamolo, già sembra una gran conquista…

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