La Filosofia del TuTTorial




Oggi tutto è tutorial. TuTTorial.

Non sappiamo più far nulla (o quasi, dai), ma sappiamo assemblare cose, indicazioni, mobili, ricette ed idee. Il tutto a patto che ci dicano sempre esattamente come. Meccanicamente. “Qua nessuno c'ha il libretto d'istruzioni”, cantava Luciano Ligabue, che di certo non è un attento sociologo. Oggi tutti abbiamo il libretto di istruzioni. Tanti libretti di istruzioni. Testuali, audio e video. Tutti tutorial.
Abbiamo dinanzi una situazione ma non abbiamo strumenti d’analisi per capire il problema e sintesi per risolverlo, il nostro cervello funziona sempre più come un: “analizza il problema per trovare le parole chiave da cercare su Google”. Quante volte vi è capitato? A me spessissimo.

Il “tutorial”, o “tutoriale” (suona da schifo in italiano) implica nella stessa definizione la presenza di un tutore. Chi è il tutore?
Il tutore, ad esempio, è il GPS in auto o nel cellulare: dopo ore perse ad aprire applicazioni pesantissime, impostare parametri, attendere la geolocalizzazione di almeno tre satelliti, il calcolo del percorso e caricamento dei POI online, alzi la testa da quel maledetto touch screen e scopri di essere già arrivato. “Allora ce l’ho questo senso dell’orientamento!”, si ma intanto hai perso un’ora a pasticciare sul dispositivo. Tratto da fatti realmente accaduti(mi), ovviamente.
Il tutor, letteralmente, ti fa decelerare quando vai troppo forte. Guidare col piede più leggero sul gas, invece, è improvvisamente troppo difficile.
Stai male? Hai sintomi? Cercali su Google. Chi di voi non ha mai fatto ricerche mediche su Google, scoprendo di avere meno di 24 ore di vita? (Rivelatisi poi sintomi di una comune influenza da due soldi). Penso che Berlusconi se la sia diagnosticata lì la famosa uveite, dopo un post brillante di streghetta74 su Yahoo Answers.
Hai problemi con il PC? Di nuovo Google ha la risposta. Lui è il tutor maximus (dopo ovviamente c’è Salvatore Aranzulla con le sue malsane strategie SEO). Ma in questo spesso funziona, per chi sa ben identificare il problema, trattandosi di problemi di macchine prodotte in serie – e pertanto serializzabili anche i problemi.
Vuoi cucinare? Leggi i tutorial per il Bimby: butta dentro l’apparecchio le cose nell’ordine e con i tempi giusti e sarai un cuoco degno di Master Chef. Lo stesso dicasi per le mirabolanti ricette per il microonde.
Ti senti un vero artigiano? Puoi esserlo: segui passo passo il libretto dell’IKEA e scoprirai che non ci voleva poi tanto a montare l’armadio di due metri direttamente in cameretta.
Più in generale, per ogni cosa c’è un’app. Un altro tipo smart-tutore. Roba che ti ritrovi a chiedere all’app del meteo “che tempo fa” prima di guardare fuori dalla finestra.
Chitarrista? Via i vecchi ed obsoleti spartiti, la musica non è questione di suono o di orecchio. Ci sono le tab! Un metodo geometrico semplicissimo che ti dice dove premere e quando, e se proprio non ci riesci dai in pasto il tutto ad un programma tipo Guitar Pro o Tuxguitar (per gli amici Linuxari) che ti suona pure. Stesso discorso per titoli come Rocksmith, un videogioco con la chitarra “vera” ed un jack USB che con un metodo analogo ti fa capire cosa premere e quando – che t’importa di sentire il suono? Anche un sordo saprebbe suonare perfettamente in questo modo. No, non un sordo tipo Beethoven…
A proposito di videogiochi: mi spiegate perché oggi fanno pure tutorial per insegnarti a saltare? Guardate ho una carriera pluridecorata nel settore, lasciatemi imparare giocando!
Anche nella lettura il simpatico Kindle ci aggiorna in tempo reale su quanto tempo impiegheremo per terminare il libro, e noi ci fidiamo ciecamente delle sue equazioni. Salvo scoprire a due ore dalla fine “presunta” che il libro è già finito ed il povero idiota digitale sta calcolando come pagine anche la lunga bibliografia in appendice.
Per non parlare di youtube: ci sono video anche su come pettinarsi i capelli, tutte quelle cose femminili del makeup per le quali la parola tutorial è oggi celebre. Ora che ci penso, dovrei imparare anch’io a pettinarmi i capelli.
Sembra addirittura che abbiamo smesso di produrre pensieri propri, anche per esprimere idee ci affidiamo al testo scritto da altri: ci avete mai pensato che quando si “condivide” su Facebook si condividono pensieri prodotti da altri, spesso sconosciuti? Quanti di voi hanno condiviso post/pagine/contenuti di vostra creazione nelle ultime due settimane? Di sicuro in pochi.
Tutorial sono io, quando evidenzio simpaticamente in grassetto qualche parola ogni tanto, per far focalizzare l'attenzione in un post di più di tre righe, altrimenti i lettori del 2014 si perdono nella densità del testo quando leggono tre parole in più.

La Filosofia del TuTTorial è oggi imperante, deleghiamo alla macchina, al video ed al testo (spesso facilmente reperibili online) ogni aspetto del nostro fare; fatto non del tutto negativo, poiché porta diversi vantaggi in termini economici e di tempo impiegato, ma andrebbe acquisita una coscienza riflessiva per bilanciare le attività: ci sono situazioni reali in cui l’utilizzo dello strumento informativo è effettivamente utile, altri in cui è fondamentale ed altri in cui dobbiamo re-imparare a far sbocciare la nostra creatività, prima che si addormenti per sempre. 

Anche questo post, sebbene faccia schifo, l’ho scritto io, ma senza tutorial – e questa, ammettiamolo, già sembra una gran conquista…

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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