Pd – Pdl = 0
Topolino n.1956, 23 maggio 1993, pag. 17 (click per ingrandire). |
Non a caso ho aperto il post con l’ormai celebre vignetta di quel Topolino del 1993, episodio nel quale il sindaco, per non perdere consensi, affida ai tecnici i tagli “lacrime e sangue”, per poi lavarsene le mani con gran populismo (i tecnici sono “indipendenti”), quasi non fosse stato lui a convocarli.
Quel sindaco è il Pdl. Quel sindaco è Berlusconi. Uno che ha fatto della rimozione dell’ICI uno slogan elettorale, e che poi ha lasciato che fosse Monti a fare il lavoro sporco, a reintrodurla, per poi attaccare di nuovo lo stesso Monti per l’IMU e per la politica fiscale in genere. Berlusconi è tale e quale il sindaco di Topolino. Il governo tecnico “usato” come una marionetta nel complotto: spugna per il malcontento ed arma per il prelievo fiscale. Topolino è molto chiaro sul ruolo dei tecnici: soldi ed impopolarità.
Quel sindaco è anche il Pd. Quel sindaco è Bersani. Uno che ha da sempre difeso il Governo Monti, e che adesso si prepara ad essere, con buone probabilità, il nuovo Presidente del Consiglio; pronto a prendere le distanze dai tecnici appena gli fa comodo, in questo tale e quale a Berlusconi. Uno che ha vinto le primarie del Pd, verrebbe da dire come Obama contro Hilary Clinton. Ma all’italiana, senza un conflitto vero: o gli italiani sono tutti talmente folli da spendere (minimo) 2€ per riconfermare il nuovo rappresentante di vent’anni di cattiva politica (da “Mr. 13 milioni di euro” Lusi in giù), oppure, come è accaduto, alle primarie del Pd gli elettori (del Pd) hanno trovato un partito già schierato dalla parte del proprio segretario: regole per votare poco chiare fino all’ultimo, giovani troppo devastati dai postumi del sabato sera e dalle news domenicali di facebook (o forse, giustificandoli, solo nauseati da questa politica), i quali non avrebbero di certo riconfermato Bersani – ed i soliti vecchietti in fila dalle 8.00 del mattino per scongiurare la catastrofe-Renzi, negli ultimi mesi argomento preferito dei demonologi; i due milioni di persone che vanno ancora alla Festa dell’Unità, per intenderci. Insomma, quando inizi la maratona con 40 Km di vantaggio, vincere è come la pubblicità del “bonci-bonci-bonbonbon”.
Pd e Pdl sono uguali. Dopo la parentesi del governo tecnico, scudo di un modo di fare ormai appartenente al passato, ecco ripresentarsi i soliti. Redivivi. All’italiana. L’invasione degli zombie a Roma, fuori dagli studios di Cinecittà. Pd e Pdl sono uguali. Entrambi vivono solo in funzione di Berlusconi, ne sono l’incarnazione e ne sono la nemesi. Rocky 16 contro Rambo 15, con Silvester Stallone ormai ultracentenario. Pd = Pdl. Si somigliano in tutto, come se quella “l” fosse un refuso, un errore di battitura, un elemento di troppo, o forse, semplicemente l’elemento neutro della moltiplicazione. Allora sì che i conti tornerebbero. A spiacevole sostegno di questa tesi, quella “l” di troppo sta per “libertà”. L’elemento neutro nella nostra democrazia, dove non siamo neppure liberi di scegliere i nostri rappresentanti. Li hanno già scelti i partiti, quegli stessi che scelgono anche i parlamentari; hanno deciso i propri leader con primarie fasulle, o per autoproclamazione napoleonica. "l". Elle. Libertà. Questa sconosciuta.
Foto e video del concerto: schermi al cielo ed udito disconnesso
che altrimenti facebook avrebbe rapidamente dimenticato assieme al concerto dei Muse a Pesaro (foto e video inclusi)
Il problema del barometro
14 ott 2012
12:39
Barometro
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Professore
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Racconti
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14 ott 2012 12:39 Barometro , Fisica , Problema , Professore , Racconti 0 Comments
Introduzione alle introduzioni
(La filosofia sta nel cappello)
9 ott 2012
01:18
Cappello
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Filosofia
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Manuale
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9 ott 2012 01:18 Cappello , Filosofia , Introduzione , Manuale 0 Comments
Il significato più simpatico di “cappello”, oltre quello classico che nel dizionario compare dopo (1), ovvero “copricapo” o “berretto”, e spesso anche dopo (2), ovvero il cappello in senso figurato, come quello del fungo, è ovviamente quello all’ultimo posto: (3) “introduzione (ad un saggio o ad un discorso)”, “prolusione”.
Governo tecnico e governo politico (trova le differenze)
ilmeteo.it
Nel nome della perturbazione
Viaggiarte
Percorsi multimediali nella Provincia di Pesaro e Urbino
14 ago 2012
21:11
Archeologico
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Arte Contemporanea
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Audioguide
,
Ceramiche
,
Rocche e Castelli
,
Storico-Artistico
,
Viaggiarte
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14 ago 2012 21:11 Archeologico , Arte Contemporanea , Audioguide , Ceramiche , Rocche e Castelli , Storico-Artistico , Viaggiarte 0 Comments
Clicca qui per accedere ai percorsi audio-video. |
Distopia – stato: offline
Blade Runner, telefonata del 2019. |
Manca qualcosa. Qualcosa che non manca solo nel film di Scott, ma che non appare misteriosamente in tutte le distopie del futuro prodotte nel '900. Non compare nel mondo dell'eugenetica, non compare in quello del Grande Fratello, né nel mondo dei pompieri che bruciano i libri, e neppure in Guerre Stellari, seppur ambientato in una galassia lontana lontana... un oggetto di uso comune che oggi fa parte della nostra vita quotidiana, tanto da diventare spesso un amico inseparabile oppure un compagno scomodo, fino alla patologia. Manca il telefonino!!
Tante idee astratte in cerca d'autore
9 mag 2012
16:12
Autore
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Gigi
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Idee Astratte
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Ideologie
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9 mag 2012 16:12 Autore , Filosofia , Gigi , Idee Astratte , Ideologie 0 Comments
Percepiamo solo le accelerazioni della vita
17 apr 2012
21:03
Accelerazione
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Fisica
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Galileo
,
Leopardi
,
Noia
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Shopenhauer
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17 apr 2012 21:03 Accelerazione , Filosofia , Fisica , Galileo , Leopardi , Noia , Shopenhauer 2 Comments
Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti: siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia posto a basso; e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza. [...] Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benché niun dubbio ci sia mentre il vascello sta fermo non debbano succedere così: fate muovere la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur di moto uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti; né da alcuno di quelli potrete comprendere se la nave cammina, o pure sta ferma.
L'esempio è brillante, oltre che estremamente chiaro: all'interno di un sistema sul quale non agiscono forze esterne, non è possibile distinguere se tale sistema, ovvero la nave (e tutto ciò che è in essa contenuto, dai pesci nel vaso alle farfalle al secchiello che goccia dopo goccia riversa l'acqua nel vaso) è fermo o se si sta muovendo in moto rettilineo uniforme. Dall'interno del sistema, che tu sia uomo, pesciolino, pallino verde che cade (vedi immagine sopra) o vaso che goccia, non puoi conoscere se il tuo sistema è fermo o in moto, e neppure di quanto sia in moto, con quale velocità. Sembra che stia fermo (vedi omino che fa il figo nell'immagine sotto).
Ci accorgiamo invece, e molto, delle accelerazioni, ovvero del cambiamento di tali velocità. Non è difficile sciorinare esempi, dal decollo di un aereo alla partenza rapida di un'auto; il passeggero all'inizio viene spinto all'indietro con una forza pari (quasi) alla sua massa per l'accelerazione del mezzo, e poi (quasi) non si accorge di essere in viaggio quando il mezzo raggiunge una velocità che mantiene (quasi) costante. I 'quasi' sono d'obbligo, perché il mondo è molto più complicato degli esempi dei filosofi, complicato almeno quanto i controesempi dei brontoloni puntigliosi – i quali, a scanso di equivoci, sono tutti professori di brontologia teorica, raramente applicata.
Mi viene spesso da pensare, nella vita, che ci accorgiamo per davvero solo delle accelerazioni, inteso più generalmente come variazioni, come cambiamenti tra un t0 ed un t1, come Δqualcosa, tipo Δv/Δt, per fare una (accelerazione) media, perché per quella istantanea dobbiamo scomodare le derivate, ma il concetto, senza arrivare al limite, è il medesimo. Se la velocità è costante, l'accelerazione è 0, pertanto non ci accorgiamo di nulla.
Per fare un bel volo pindarico, l'esempio può essere traslato e generalizzato. Quante volte avete desiderato qualcosa, e vi siete ben accorti di come è cambiata la vostra vita dopo quel 'cambio di passo', dopo che l'avete ottenuta? Bene. Ora quel qualcosa ha incrementato la vostra velocità. C'è stata un'accelerazione, una forza ha interagito col vostro sistema. Poi si è fermata – perché ogni cosa agisce, si stanca e se ne va a prendere un caffè. Pure l'energia: nulla si crea, nulla si distrugge, ma dopo un po' tutto si stanca. Se la vostra velocità era v0, adesso è aumentata. Ora è v1, v+qualcosa. v1=v+at, dove il tempo t permane finché non arriva la pausa caffè che ferma l'accelerazione impressa dalla forza.
Ora la vostra velocità non è più v0, ma è v1. Oh, sembra incredibile, ma non è assolutamente cambiato nulla rispetto a prima! Era palese che ci sarebbe stata una fregatura... Appena avete ottenuto quello che desideravate, appena è successo quell'evento (anche negativo, perché le accelerazioni sono anche negative!), dopo aver ottenuto quel lavoro, quella moto, quel telefono, quel vestito, quel super computer, la playstation nuova, quel trasponditore del continuum o quella racchetta da badminton o dopo qualsiasi altra cosa non si può che cadere in quello stato inerziale tanto descritto da quella gentaccia – che però han capito tutto, o quasi (vedi sopra per precisazioni sul 'quasi') – di Leopardi o Shopenhauer: la noia. Spesso sinonimo di inerzia, appunto.
Per questo percepiamo solo le accelerazioni. Per questo viviamo solo quando c'è cambiamento, mutamento. Per questo amiamo la stabilità solo quando, appunto, è intesa come accelerazione più o meno costante, come qualcosa di regolare, senza sbalzi troppo forti, ma non inerziale; come una stabilità in crescendo, un avvicinarsi via via (= accelerare) verso i nostri sogni, i nostri ideali di vita.
Per questo amiamo la sicurezza del contratto fisso, ma se siamo dipendenti statali legati all'inerzia della carriera siamo demotivati e depressi ugualmente (quasi più dei disoccupati... stranezze della vita), per questo un brutto evento ci abbatte, ma spesso ad una serie di brutti eventi ci si rimbocca le maniche e se ne esce, per questo soffre sempre di più chi non è abituato a soffrire, e stiamo male per stupidaggini; perché corriamo tutti, andiamo tutti di gran carriera, ad una velocità v molto alta, abituati a tante accelerazioni positive, abbiamo tutto e vorremmo avere sempre di più, e soffriamo anche una piccola decelerazione (peraltro via via sempre più probabile, all'aumentare della velocità), se dobbiamo solo rallentare per evitare una buca, se dobbiamo privarci di qualcosa.
Si percepisce solo il cambiamento. Ciò che resta costante è noia, quasi non ce ne accorgiamo, anche se è una buona costanza. Ad una fugace accelerazione ci si abitua subito, ad una rapida decelerazione si soffre. Quello sfigato di Recanati colpisce ancora; persino per molti amici idealisti, da Eraclito ad Hegel, l'Essere è continuo mutamento: hanno ben ragione, le cose che restano inerziali non fanno molto notizia e vengono presto a noia!
Ma che succede in caso di accelerazione costante? Non ne ho idea, anche perché anche un'accelerazione costante fa aumentare la velocità col tempo al quadrato, quindi va sempre più forte. Ai tempi del liceo ho sempre pensato che un'accelerazione costante fosse un po' l'archetipo della perfezione, di una feli(velo)cità sempre crescente e regolare... ma ora, che scrivo stupidaggini su questo blog tra fisica, filosofia e scienze delle farfalle, ho solo le idee più confuse. Fortunatamente, nel leggere le splendide pagine di Galileo si fa sempre un po' tutto più chiaro...
Tra storia e storie della storia
24 mar 2012
12:36
Filosofia
,
Storia
,
Storicismo
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24 mar 2012 12:36 Filosofia , Storia , Storicismo 1 Comments
Sulla duplice soluzione del problema di uovo e gallina
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo».
Tra il tutto e la somma delle parti
11 mar 2012
09:47
Filosofia
,
Gestalt
,
Parti
,
Psicologia
,
Tutto
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11 mar 2012 09:47 Filosofia , Gestalt , Parti , Psicologia , Tutto 1 Comments
Ciò che la poesia non è più
Perché le montagne crescono al contrario
C'era un bambino, lungo il sentiero
che indicava, affascinato
al nonno
quella montagna laggiù.
- Un giorno diventerò grande.
Grande proprio come quella montagna laggiù.
E sarò alto e forte e difficile da scalare, potente, e tutti mi guarderanno e diranno
di voler diventare come me: ammirate tutti quella montagna laggiù!
Ed era felice, nel pensarsi proprio così, come la sfida
per chi ascende con le braccia e chi scala la pietra
col cuore e chi domina l'altezza
con il volo più alto
del pensiero.
Rispose il nonno, con occhi di cielo
ma con una lacrima – del sapore del lago
- La vedi quella collina?
Indicava un'altura modesta.
- Quella piccola collina
che vedi, più vicina
è molto più antica della tua montagna laggiù.
Ciò che ammiri è infatti
la più giovane
tra le alture di queste terre.
Superba; la vedi s'innalza, possente e fiera ed ingenua.
È tutto quello che mostra, e nient'altro.
Quella montagna laggiù si è sollevata da poco
perché voleva sfidare il mare e la terra ed il cielo.
Un tempo anche la modesta collina,
nacque proprio come quella montagna laggiù
ed era proprio così: un gigante.
Ma i millenni l'hanno cambiata:
oggi
non mostra altro che i segni del vento
del gelo e dell'acqua
e del tempo.
Si è mitigata,
raddolcita,
è un declivio sereno
che rifugge
l'asprezza sprezzante
del suo passato.
Le montagne non crescono,
insegnano l'umiltà
e la serenità
a chi vorrebbe
diventare grande
(al contrario).
Facebook come fondamento primo della verità
26 gen 2012
11:10
Benzina
,
Facebook
,
Latte
,
Lo Stimolo
,
Verità
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26 gen 2012 11:10 Benzina , Facebook , Latte , Lo Stimolo , Verità 0 Comments
Oggi la verità non la ricerchi solo col professore, ma anche con google e con la wikipedia, spesso fraintendendo, ma di certo con una rapidità di accesso alle informazioni di svariati ordini di grandezza superiori rispetto a quello che era qualche anno fa – la distanza tra due click e prendere l'auto per andare in biblioteca (e solo negli orari prestabiliti) è davvero enorme, di certo molto più vistosa della distanza tra la fine degli anni novanta ed il secondo decennio del duemila. Se usati bene, poi, i due click sono persino più performanti anche in termini qualitativi di tutti i tomi della biblioteca.
Ricordo anche un vecchio post su 'La Lapide' (il mio blog storico) in cui scherzavo sulle catene di Sant'Antonio in formato e-mail che in quei periodi entravano in competizione con lo spam selvaggio e con i primi filtri antispam in fase embrionale.
Oggi leggo certe bufale su faccialibro davvero da inorridire. Ma inorridisco ancora di più quando queste bufale si diffondono a macchia d'olio e nessuno si preoccupa di cliccare su google e prendere le dovute precauzioni. Faccio due esempi che mi sono capitati ieri, dove un minimo di interesse per le fonti e per l'attendibilità delle notizie, prima di far partire la polemica, credo che sia d'obbligo.
Due esempi davvero simpatici.
Latte: questa bufala (non la mozzarella né il latte di) ha del sensazionale. Se fosse vera, dubito che un sistema di numerazione sulla confezione indicherebbe un dato tanto sensibile. Si potrebbe codificare in qualche modo, ma lasciarlo così espresso è davvero da suicidio per la credibilità chi produce latte, appena scoperta la notizia. Del resto, è stata subito smentita da ogni dove e su ogni sito, dal Corriere a siti indipendenti di produttori.
Viviamo forse in un periodo da polemica facile. Ma un minimo di educazione alla ricerca delle fonti ci vorrebbe proprio, soprattutto in Rete. Suggerisco di non assurgere l'attendibilità di Facebook a fondamento primo di verità, si rischia fino ad un massimo di 5 pastorizzazioni!!
Esistono persone che riflettono, dubitano, pensano, criticano, ragionano, suppongono; persone irrequiete e frenetiche, sempre alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai. Poi ci sono tutti gli altri.
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