Sulla bufala della “Storia dell’Arte cancellata” (e sulla sQuola reazionaria)



In questi giorni circolano con insistenza in rete notizie circa gli effetti a lungo termine della Riforma Gelmini del 2010, rei a quanto si legge di aver inferto un colpo mortale all'insegnamento di Storia dell’Arte nelle scuole secondarie. Grande sfregio alla cultura dei giovani non rettificato (per non dire confermato) dal Decreto Scuola varato dall’attuale Ministro Carrozza. Ed ecco che spunta la solita, sacrosanta petizione (eccola, su firmiamo.it) già con oltre 3.000 firme per salvare la cultura dalle oscure grinfie della politica. Viene da chiedersi se la situazione sia così assurda come la si racconta, oppure, al solito, in Italia si brontola prima e si ragiona solo poi. Pertanto, l’internettiano brontologico medio (il sottoscritto), procede a googlare per raccogliere il maggior numero di informazioni e capire cosa davvero stia accadendo all’insegnamento di una tra le materie più affascinanti del percorso scolastico – ed uno dei pilastri sui quali poggia l’intera cultura del nostro paese.

I risultati dalle testate online sono sconcertanti. Quasi nessun sito riesce a far capire al lettore (o forse sono io ad essere stupido, in quanto lettore, e la cosa non è da escludersi) in con quale metodo e con quale arma questa riforma “uccida” la Storia dell’arte. Ci sono state delle riduzioni. Dei tagli. Ma quali? In quali istituti? Di quali entità? 
Nel leggere i titoli (ma anche gli articoli) scopriamo che la vittima è morta senza che nessun cronista abbia saputo nulla del cadavere: se qualcuno l’ha visto, come è avvenuto il fatto. Si sa solo che è avvenuto. Sarà che le “tre I” della Moratti hanno mandato in sbornia i giornalisti, facendo dimenticare loro la regola delle “5 W”?

L’articolo apre con l’apocalittica: “La Storia dell’arte è stata cancellata dai programmi scolastici, come previsto dalla Riforma Gelmini, in tutte le scuole […]”.



Leggendo i cliccatissimi articoli (controllate i millemila like e “consiglia” su faccialibro), non vi è traccia di una qualche informazione su come effettivamente questa materia venga cancellata. L’impressione (falsa) che si ha è che dall’oggi al domani le ore di Storia dell’Arte siano state annichilite, perché come insegna (in negativo) la Gelmini è meglio studiare i neutrini, piuttosto che Picasso. Letti tali articoli, insomma la conclusione logica è: “da oggi in tutte le sQuole di tutti gli ordinamenti non si insegnerà mai più Storia dell’Arte”.  

Anche leggendo l’appello di Firmiamo.it, già citato, testo che ampiamente condivido, non si ha l’impressione del nodo della faccenda: che cosa cambia nei programmi di Storia dell’Arte?

Scopriamo che la stessa Gelmini nel 2011 aveva precisato, in una lettera al Corriere, che sintetizzo qui ma che andrebbe letta nella sua interezza:

Sull’insegnamento della Storia dell' arte nelle scuole secondarie superiori sono state dette e scritte in questi giorni molte inesattezze. […] prima della riforma l' ordinamento del liceo classico prevedeva complessivamente, per la Storia dell' arte, 4 ore nel solo triennio […] La riforma ha innalzato da 4 a 6 le ore di insegnamento nel triennio. Quanto al liceo scientifico, le ore previste per la Storia dell' arte sono rimaste invariate. La riforma ha, inoltre, introdotto due nuovi licei [...] in entrambi […] è stata inserita la Storia dell' arte. Il liceo artistico è stato profondamente trasformato e le ore di Storia dell' arte sono state portate da 9 a 15. Il liceo musicale, anch' esso di nuova istituzione, ne prevede 10. […] Anche nell' istituto tecnico per il turismo le ore di Storia dell' arte sono state portate da 5 a 6. […] Naturalmente esistevano anche 800 diversi indirizzi sperimentali, una frammentazione inaccettabile ed insostenibile, che presentava i modelli orari più disparati e che non può essere oggetto di confronto vista l' estrema varietà. In alcuni percorsi, infatti, la Storia dell' arte era presente, in altri era del tutto assente anche nel triennio. […]” 

Come si può facilmente verificare, infine, leggendo questa tabella, risalente addirittura al 2009, oppure in formato testuale su Artem Docere i tagli ci sono. Soprattutto negli istituti tecnici, dove una svolta decisamente tecnicista si è de facto verificata, abolendo la materia, a torto o ragione - se ne può discutere. Ed è verissimo che negli indirizzi turistici la soppressione di Storia dell’Arte è uno strano paradosso; una fortissima contraddizione sulla quale vale la pena discutere,  come fa il sito di Varese News, che comunque titola in maniera tutt’altro che professionale, come gli altri: “La Riforma Gelmini cancella storia dell'arte”. Eppure l’impressione è che la Gelmini non abbia mentito constatando le ore addirittura aumentate nei trienni dei licei. Al contempo, fanno riflettere i titoli falsi e truffaldini di certe testate online, tanto che stamattina mi è andata di traverso la colazione nell’atto di esclamare: “eccheccazzo, la casta ha abolito la Storia dell’Arte!” in una posa che ricorda il meme del cereal guy.



Questo sensazionalismo va rivisto, e merita una riflessione. Questo sensazionalismo va stravolto con la forza della pacatezza: la forza dell’equilibrio e dell’onestà intellettuale. La sQuola si dimostra in questi casi reazionaria ed incapace, assieme agli amici scribacchini, di veicolare un messaggio complesso che andrebbe analizzato nei suoi intimi dettagli. Andrebbe capito innanzi tutto l’oggetto della discussione, l’entità dei tagli e fatte le successive proposte costruttive per risolvere la questione, al di là dei prevedibili interessi corporativi del docenti di Storia dell’Arte. Questo dovrebbe insegnare la sQuola. Se gli insegnanti sono i primi a far rivoluzioni con imprecisioni colossali come i titoli di tali articoli (ed i commenti sottostanti, leggere i testi linkati per credere), come pretendono di avere studenti capaci di restare sul pezzo e non uscire fuori tema con strafalcioni epocali?

Purtroppo la sQuola deve in primis riflettere sul fatto che non si può opporre ad infinitum al cambiamento, e che non è attraverso titoli sensazionalistici e sante crociate che risolverà i suoi innumerevoli problemi, ma attraverso l’analisi della situazione e la ricerca delle soluzioni. Tutti siamo in grado di dire “non diminuiamo, ma aumentiamo” (le ore, gli investimenti, i diritti, le risorse), ma purtroppo oggi non basta più. Bisogna anche essere propositivi, adulti, non chiedere solo a mamma e papà di avere di più ma dare consigli concreti su come stare meglio. Su come cambiare. Se questo cambiamento è errato, lo si può cambiare ancora, perché il cambiamento (si) cambia. È la paralisi, la stasi, la rigidità a morire d’inedia. Dalla (vera) rivoluzione del ’68 la sQuola ha mascherato le proprie azioni reazionarie da rivoluzioni – e intanto siamo ancora ancorati alla riforma Gentile del ’anteguerra, nell’era di Internet e dei social media. Gli atteggiamenti della sQuola nei confronti del cambiamento hanno spesso toni sensazionalistici e reazionari, questo caso purtroppo ne è l’ennesima conferma. 

Se non vogliamo far morire (per davvero) una disciplina meravigliosa ed intrisa di italianità come la storia dell’arte, tra l’altro grande polmone economico e turistico del nostro paese, dobbiamo cambiare atteggiamento per primi: essere più critici e non lasciarci abbindolare come cretini dal primo titolo sensazionalistico che leggiamo a sparar commenti rivoluzion… ehr… reazionari senza prima informarsi sulla questione. Altrimenti faremmo meglio a chiuderla del tutto, la sQuola: se non siamo critici nella ricerca delle (fonti delle) informazioni, così come Cartesio nella ricerca della verità, allora la sQuola non serve più a niente. Aboliamola del tutto, come quella robbaccia inutile della Storia dell’Arte! (Si scherza, eh!)

EDIT 02/2014 - Incredibilmente nonostante i numerosi articoli anti-bufala comparsi online volti a smascherare questa menzogna, ancora vengono pubblicati e condivisi articoli come questo di Bloggokin. Bloggo... chi?

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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