Meglio il mio “male” o il tuo “peggio”?



È di qualche minuto fa la dichiarazione dello scrittore Aldo Busi, a Piazza Pulita su La7:

È più violento un ragazzo che brucia un cassonetto o i manager di Stato che prendono 600 milioni di euro all’anno?

La frase è riferita alla protesta di sabato scorso a Roma che si è protratta fino agli attuali insediamenti a Porta Pia. Non entrerò qui nel merito della questione, per la quale i manifestanti hanno tutta la mia comprensione. Vorrei solo astrarre un po’ l’affermazione. Generalizzarla. Come fanno da sempre i filosofi.
Mi colpisce la frase e la stortura etica che nasconde un simile argomento retorico, quando questo è volto a giustificare un fatto negativo, mettendo in luce un fatto (ancor più) negativo. 
La domanda retorica del buon Busi è infatti vera e per certi versi condivisibile: è sicuramente più “violento” (nel senso di “dannoso” per la società, ma anche nel senso di “crudele”, inteso come senza etica né educazione alla convivenza) un manager di stato che lucra immeritatamente sulle tasse dei cittadini di un povero ragazzo disoccupato che brucia un cassonetto come segno di protesta, ma questo argomento non giustifica il cassonetto bruciato – sebbene di fatto lo faccia, e pure a fin di bene. 
Un altro esempio è l'argomento ad hominem: “io ho rubato 100 euro, ma tu ne ha rubati 5000!”. Chi ruba 5000 euro deve essere punito con più severità rispetto a chi ne ruba 100, ma se l’argomento in questione era il mio furto di 100 euro, invocare il tuo furto da 5000 euro è solo un argomento retorico per distogliere l’attenzione da un fatto all’altro. 
“Meglio colpire un albero ai 180 Km/h o colpirlo ai 100 Km/h?”. Credo che la persona razionale dica: “sarebbe meglio cercare di non colpirlo”, aggirando logicamente l’argomento-trappola, con la responsabilità di chi non sta al gioco. Troppo facile rispondere “100” a gran voce come il pubblico televisivo-zombie di Iva Zanicchi qualche anno fa. 

La macchina del fango di quest'epoca si alimenta con argomenti potenti come questo. Argomenti purtroppo intrisi di cattiva retorica e fortemente diseducativi, con i quali noi giovani facciamo i conti tutti i giorni ricevendo sovente il cattivo esempio dai media, come in questo caso, senza avere gli strumenti per comprenderli e disinnescarli. Impariamo così a ragionare in questo modo, e trasliamo questo genere di argomenti dall’iperuranio malato dello schermo televisivo alla nostra quotidianità, con risultati sovente pessimi sul nostro senso civico e sociale. Anziché fare a gara tra cattivi esempi, non sarebbe meglio argomentare in maniera virtuosa? Siamo davvero condannati, nella società come nella politica, a perseguire la filosofia e la pratica del “male minore”?

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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