Pd – Pdl = 0

Topolino n.1956, 23 maggio 1993, pag. 17
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Pd e Pdl sono uguali, ma di segno opposto. Apparentemente come Monti e Beppe Grillo. Sono due facce complementari della stessa politica, della medesima epoca. Laddove tuttavia la dialettica tra il professore ed il comico si esplica nel presente, quella tra Pd e Pdl è essenzialmente una battaglia appartenente al passato.
Il comico genovese e Mario Monti parlano la lingua del mondo ai due poli opposti, parlano una lingua ignota agli anziani, difficile da comprendere e spiegare a chi non l’ha studiata, a chi non la vive:  Internet, Fmi, blog, Bund, Bce, tweet, S&P, Fitch, Moody’s. La democrazia diretta contro la tecnocrazia dei poteri forti e dell’alta finanza, i cittadini senza lavoro incazzati contro le banche ed i professionisti che tutelano i propri privilegi acquisiti negli ultimi decenni. Siamo tutti d’accordo con l’austerity finché non perdiamo il lavoro; troviamo lavoro e d’improvviso Beppe Grillo e Matteo Renzi ci fanno paura, sembrano rivoluzionari fascisti, mostri biblici. Poi di nuovo, perdiamo il lavoro e vorremmo spaccare tutto. Questo marasma appartiene al presente. Ma se sottraiamo il M5S ai tecnici, o viceversa, facciamo un errore di calcolo. Nella loro complementarità, Monti e Grillo sono due cose differenti, incarnano valori differenti, sono valori differenti. Sono due idee di presente e  due proposte di futuro che non possono stare sommati nella stessa equazione, sarebbe come sommare i metri con i chili.
Non a caso ho aperto il post con l’ormai celebre vignetta di quel Topolino del 1993, episodio nel quale il sindaco, per non perdere consensi, affida ai tecnici i tagli “lacrime e sangue”, per poi lavarsene le mani con gran populismo (i tecnici sono “indipendenti”), quasi non fosse stato lui a convocarli.
Quel sindaco è il Pdl. Quel sindaco è Berlusconi. Uno che ha fatto della rimozione dell’ICI uno slogan elettorale, e che poi ha lasciato che fosse Monti a fare il lavoro sporco, a reintrodurla, per poi attaccare di nuovo lo stesso Monti per l’IMU e per la politica fiscale in genere. Berlusconi è tale e quale il sindaco di Topolino. Il governo tecnico “usato” come una marionetta nel complotto: spugna per il malcontento ed arma per il prelievo fiscale. Topolino è molto chiaro sul ruolo dei tecnici: soldi ed impopolarità.
Quel sindaco è anche il Pd. Quel sindaco è Bersani. Uno che ha da sempre difeso il Governo Monti, e che adesso si prepara ad essere, con buone probabilità, il nuovo Presidente del Consiglio; pronto a prendere le distanze dai tecnici appena gli fa comodo, in questo tale e quale a Berlusconi. Uno che ha vinto le primarie del Pd, verrebbe da dire come Obama contro Hilary Clinton. Ma all’italiana, senza un conflitto vero: o gli italiani sono tutti talmente folli da spendere (minimo) 2€ per riconfermare il nuovo rappresentante di vent’anni di cattiva politica (da “Mr. 13 milioni di euro” Lusi in giù), oppure, come è accaduto, alle primarie del Pd gli elettori (del Pd) hanno trovato un partito già schierato dalla parte del proprio segretario: regole per votare poco chiare fino all’ultimo, giovani troppo devastati dai postumi del sabato sera e dalle news domenicali di facebook (o forse, giustificandoli, solo nauseati da questa politica), i quali non avrebbero di certo riconfermato Bersani – ed i soliti vecchietti in fila dalle 8.00 del mattino per scongiurare la catastrofe-Renzi, negli ultimi mesi argomento preferito dei demonologi; i due milioni di persone che vanno ancora alla Festa dell’Unità, per intenderci. Insomma, quando inizi la maratona con 40 Km di vantaggio, vincere è come la pubblicità del “bonci-bonci-bonbonbon”.
Non ci fosse stato Renzi, davvero non avrebbe neppure avuto senso farle, queste primarie, ad esclusione del povero Vendola entrato in campo nei tempi supplementari a partita già decisa, vittima di una sospettabile vicenda giudiziaria. Quasi ha fatto meglio il Silvio, con le sue “solitarie” (cit. Fiorello), almeno ha risparmiato soldi e non ha fatto spenderne agli elettori.
Pd e Pdl sono uguali. Dopo la parentesi del governo tecnico, scudo di un modo di fare ormai appartenente al passato, ecco ripresentarsi i soliti. Redivivi. All’italiana. L’invasione degli zombie a Roma, fuori dagli studios di Cinecittà. Pd e Pdl sono uguali. Entrambi vivono solo in funzione di Berlusconi, ne sono l’incarnazione e ne sono la nemesi. Rocky 16 contro Rambo 15, con Silvester Stallone ormai ultracentenario. Pd = Pdl. Si somigliano in tutto, come se quella “l” fosse un refuso, un errore di battitura, un elemento di troppo, o forse, semplicemente  l’elemento neutro della moltiplicazione. Allora sì che i conti tornerebbero. A spiacevole sostegno di questa tesi, quella “l” di troppo sta per “libertà”. L’elemento neutro nella nostra democrazia, dove non siamo neppure liberi di scegliere i nostri rappresentanti. Li hanno già scelti i partiti, quegli stessi che scelgono anche i parlamentari; hanno deciso i propri leader con primarie fasulle, o per autoproclamazione napoleonica. "l". Elle. Libertà. Questa sconosciuta.

Berlusconi contro Bersani. Ci troviamo di fronte ad un B&B scomodo e di pessima qualità: nel mondo alberghiero delle metafore a questo punto verrebbe naturale, a parità di voto, preferire le 5 stelle al bed and breakfast. Fuor di metafora?

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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