Tra storia e storie della storia

24 mar 2012 12:36 , , 1 Comments


Il lavoro dello storico presenta da sempre molte problematiche; si vorrebbe fare della storia una scienza esatta, ma ogni epoca, ogni evento, ogni paragrafo scritto sul manuale di storia nasconde un esercito, una schiera di revisionisti, di negazionisti e di megalomani che vorrebbero dar fuoco a quel manuale, neanche fossero i pompieri di un celebre romanzo di Bradbury. Non è facile ricostruire la storia, né distinguere in essa il prodotto dai produttori – poiché anche la storia è un prodotto dell'uomo.
Forse non sarà capitato a tutti di affrontare un dibattito feroce sulle scelte politiche di Pisistrato o sulle campagne napoleoniche, ma difficilmente non si entra in contatto con tematiche come l'ascesa della Germania nazista, la nascita dello stato di Israele o le cause degli attentati dell'11 settembre, per fare degli esempi davvero random.
Come sono andate oggettivamente le cose? 
Ognuno fornisce i suoi dati, e li elabora. La differenza tra dato ed informazione è che il dato, se non viene elaborato, è solo un numero, un segno, privo di significato. Durante il processo di produzione dell'informazione storica dai dati grezzi ogni storico rischia di introdurre un pizzico di sé, delle proprie idee politiche, sociali, economiche o religiose. Questo modo umano, troppo umano di produrre la storia, è proprio il casus belli che permette la nascita di quell'esercito (neanche troppo) nascosto di complottisti, revisionisti, negazionisti, anticospirazionisti, debunker – e chi più ne ha più ne metta.
Credo che chi ha a che fare con la storia, dai liberi pensatori agli storici tout court, debba sempre fare distinzione tra la storia, ovvero i dati (fonti) che non ci faranno mai risalire alla storia nella sua interezza (le fonti stanno un po' al fenomeno kantiano come la storia sta al noumeno), e storia della storia, ovvero la storia di come è stata prodotta la storia, inclusi tutti gli storicismi più o meno celati da una pretesa di (descrivere la) verità – che si manifesta nella storia.
Non c'è, in questo, da parte mia, una stigmatizzazione etica. Non penso che sussista la storia, di serie A, e le storie della storia, tutte bozze di serie B; credo che la posizione più onesta sia accettarle entrambe ma essere in grado di distinguerle, la prima come materiale, le seconde come numerose e spesso contraddittorie elaborazioni di quel materiale.
Ad esempio, spesso le storie di come è stata prodotta la storia sono più interessanti della storia in sé: ho recentemente ascoltato una conferenza sulle stimmate di San Francesco, ed ho apprezzato molto il sociologo che si è allontanato dal mero dato storico del booleano “stimmate: vero/falso” (storia), che tanto o ci credi o non ci credi, ma che ha posto l'interesse della discussione sulle fonti che riguardano Francesco, in particolare sul ruolo di Elia da Cortona, suo successore, e sulle sue vicende nella produzione della biografia del maestro e nello sviluppo dell'ordine dei francescani sulla figura non più storica, ma storicizzata, del santo. Insomma, non possiamo parlare di Gesù (ma anche di Napoleone, del comunismo sovietico o dello sbarco in Normandia) prescindendo dalla nostra ideologia, e non possono farlo neppure gli storici, se non citando una sequenza di dati e date, patti ed alleanze politiche, eventi e confini degli stati che mutano, che poi è tutto quello che malvolentieri incontriamo nei manuali scolastici. Nell'interpretazione di fatti tanto complessi ed incredibili c'è sempre qualcosa che sfugge, e, giustamente, c'è chi non è d'accordo sulla versione ufficiale. C'è un pizzico di storicismo in tutte queste analisi storiche, un senso di verità che è causa o mezzo o fine di un processo storico o di un evento, anche se non in presenza di un vero e proprio sistema filosofico organico – e questo non è necessariamente un male, è anzi un fatto col quale, in quanto uomini, dobbiamo fare i conti. Persino il debunker più scientista difende la versione ufficiale con l'ideologia del “i cospiratori sbagliano sempre”: non sarà una filosofia della storia, ma già è una base per svilupparla.
Non si può far storia senza uomo, ma l'uomo produce la storia, spesso molto più di quanto non sia la storia a darsi.
Per questo può essere interessante sapere come Elia da Cortona ha prodotto la storia del suo maestro, o come il Concilio di Nicea abbia prodotto una certa figura di Cristo attraverso certi e non altri vangeli, di come i risultati del secondo conflitto mondiale abbiano retro-prodotto la storia degli eventi di quel conflitto o come il nostro sistema economico ha scritto e continua a scrivere le pagine di tutto ciò che lo ha preceduto. In questo senso, il lavoro dello storico è sempre uno spostarsi attraverso differenti prospettive, e non giunge mai ad un punto di vista privilegiato.
Per questo penso che vada distinta la doppia faccia della storia: una storia in quanto mutazione di cose e fatti del mondo e della società nel tempo, la storia oggettiva, ma anche insieme di dati grezzi; e tante storie della storia, ovvero tutte le produzioni e tutti i produttori di mille storie differenti che confluiscono nello stesso disegno, pieno di incertezze, attraversato dalla freccia del tempo.
Anche la storia contemporanea subisce l'interferenza delle opinioni concrete di chi le vive, per questo non si fa mai storia con l'oggi ma si può fare storia solo con fenomeni già conclusi. Ma più ci si allontana nel tempo, più la storia è anche storie della storia, è vittima di storicismi troppo forti, di fonti falsificate o mitizzate e di opinioni di fondo di chi la analizza, molto spesso contrarie all'opinione comune. Anche per questo la storia non è una scienza esatta. Per fortuna. Diventerebbe altrimenti noiosa come un manuale scolastico!

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

1 commento:

  1. Volontariamente ho ricercato questo tuo post sulla storia, sperando che stimolasse la mia riflessione...
    Come al solito mi hai aiutata a chiarire concetti e a distinguere problemi, e mi sorprende che questa volta siamo anche sulle stesse linee conclusive, strano ma vero!
    Se riconoscerai un pò di questo tuo post nel mio testo, spero che quest'ultimo possa stimolarti ulteriormente per produrre qualcosa di nuovo, che ripermetta lo scambio.
    Grazie Monti;)
    Paola

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