Democrazia diretta - la democrazia ingenua



Ricordo quando, qualche anno fa, mi venne affidato, un po' per gioco e un po' per caso, il ruolo di rappresentante di classe al liceo. Mi trovavo ad una sorta di assemblea dei rappresentanti, dove si discuteva di questioni (al solito) di poco conto. Dopo qualche minuto di dibattito, si era giunti alla conclusione che andava stabilita una data per un qualche evento festaiolo che ho ormai dimenticato.
A quel punto ho preso ingenuamente la parola, esponendo il mio punto di vista, che suonava più o meno così: “Non possiamo decidere la data in questo modo, qui dentro. Trattandosi di qualcosa di pubblico interesse, dobbiamo prima consultare tutti gli studenti!”
Venni subito bacchettato dal solito pseudo-comunista un po' saccente, qualche anno più grande di me: “Ora sei tu il rappresentante, se ti hanno votato devi decidere tu per tutti”. Ricordo che ci rimasi molto male. Non so se più per la sua arroganza o per l'arroganza che a suo modo di vedere dovevo attribuirmi.

Sono passati parecchi anni, sono stato rappresentante anche del mio primo corso di laurea all'università per tutto il triennio, e nel tempo ho iniziato a maturare l'idea che quel ragazzo avesse ragione. Se ti candidi per rappresentare qualcuno, vuol dire che hai delle idee. Magari anche “ideologiche” - perché questa non è l'era delle post-ideologie come dicono molti filosofi e sociologi sapientoni che quando non capiscono qualcosa del mondo contemporaneo gli applicano l'etichetta “post-” risolvendo con questo giochetto l'impasse imbarazzante. Tra l'altro di ideologie non possiamo farne a meno, anche l'anti-ideologismo è a sua volta un'ideologia, come la democrazia diretta (ma non ditelo a nessuno!).
Se ti candidi per rappresentare qualcuno, se entri in politica, le idee le devi avere tu. Anche per chi ti ha votato.

Spesso molte idee in un primo momento impopolari sono le migliori, che vanno difese se davvero riteniamo che saranno efficaci. Le idee che fanno infiammare le folle, del tipo “facciamo decidere tutto a voi”, sono spesso le più ignobili e scadenti. Se scendi in strada e chiedi la panacea per la crisi economica, in quasi tutti i casi non avrai risposte valide. Magari suggerimenti utili, ma nessuna ricetta. Per questo se sali in politica, devi essere in grado di scrivere ricette. Altrimenti il tuo posto è meglio assegnarlo a qualcun altro.
Oggi si parla spesso di democrazia diretta su Internet, in particolare sulle pagine di un vecchio blog pubblico che si chiama col nome di una persona, che linka all'acquisto dei libri di quella stessa persona, in cui ogni commento vale meno di zero: “schizzi di merda digitali” (link), li ha chiamati quello che dà il nome al blog. Questa è democrazia diretta? Spero davvero che le idee escano da quegli schizzi di merda, perché coi referendum, anche su Internet, non si risolve nulla. Prima ci vogliono le idee. Il referendum ha una valida definizione nelle parole, attualissime ed insuperabili, di Giorgio Gaber:

Il referendum è una pratica di "Democrazia diretta"... non tanto pratica, attraverso la quale tutti possono esprimere il loro parere su tutto. Solo che se mia nonna deve decidere sulla Variante di Valico Barberino-Roncobilaccio, ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve dire solo "Sì" se vuol dire no, e "No" se vuol dire sì. In ogni caso ha il 50% di probabilità di azzeccarla. Ma il referendum ha più che altro un valore folkloristico perché dopo aver discusso a lungo sul significato politico dei risultati… tutto resta come prima e chi se ne frega.
link

Basti pensare al finanziamento pubblico ai partiti, abolito in un referendum abrogativo del 1993... tutto resta come prima e chi se ne frega. Inoltre la complessità del reale va ben oltre ad un binario si/no: entrambi comunque interpretabili a piacimento.
In altri termini, questa della democrazia diretta è una forma molto ingenua di pensare la politica. Fa piacere al popolo, alla massa virtuale, perché ha almeno l'illusione di valere qualcosa. Come nel referendum. Ma è parimenti necessario l'intervento della concretezza e della capacità di un amministratore, di un responsabile, di uno che ci metta la faccia, che abbia delle idee e sappia plasmarle come (provvedim)enti reali e tangibili!

Io credo ancora fortemente nel ruolo dei rappresentanti politici. La democrazia diretta è l'ideologia di chi non ha idee, e preferisce delegare agli altri: prima vieni eletto e delegato per fare qualcosa, poi tu deleghi il popolo ed alla fine nessuno combina niente. Chi non ha idee, preferisce la democrazia diretta, perché ogni volta che viene chiamato in causa chiama in causa il popolo.
A questo punto tanto vale eliminare i rappresentanti e lasciar fare tutto alle macchine, facendo votare il popolo ogni settimana sulle centinaia di idee malsane proposte dal popolo stesso, in un mostruoso meccanismo enormemente complesso quanto inefficace per dare a tutti la possibilità di votare sulla Variante di Valico Barberino-Roncobilaccio, anche a Venezia. Immaginatevi quale distopia Orwell-Huxeleyana: roba che vi costruiscono una TAV tra il bagno e la cucina perché così hanno votato compattamente in maggioranza in tutto il nord Italia mentre voi a votare contrario siete in quattro gatti in Molise (sempre che esista e non sia il mondo segreto dei troll!).

Per questo ripenso spesso all'obiezione che mi fu posta al liceo. Lì ho capito che non è la partecipazione popolare a contare, quanto l'efficacia e l'efficienza di chi si mette in gioco in prima persona, con le proprie idee e la volontà di costruire un pensiero più forte, complesso e strutturato, adatto alla teoria ma soprattutto alla pratica politica. Non è arroganza, è senso di responsabilità. A dispetto di quanto spesso dichiarato da molti, oggi non è la democrazia a mancare. Mancano i rappresentanti per una buona democrazia rappresentativa.
La democrazia diretta è figlia di una grossa ingenuità, la stessa ingenuità di un giovane liceale che si trovava lì quasi per caso, e preferiva, per star tranquillo, che gli altri decidessero per sé stessi... e soprattutto per lui!

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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