È vero, l'ho sempre pensato anch'io (anche se non l'ho scritto in un un libro)

12 dic 2011 15:55 , 2 Comments

Capita spesso, leggendo testi di filosofia, di ritrovarsi a pronunciare frasi come quella che titola questo post: a me è capitato soprattutto durante il liceo, quando, ad ogni nuovo filosofo affrontato, c'erano degli aspetti del pensiero in analisi che mi sentivo non solo di condividere in seguito alla lettura, ma mi avvedevo d'averci già riflettuto diverse volte anche prima di essermi imbattuto nel pensatore, che, in un certo senso, avevo anticipato.
Ben lungi dal sentirmi un genio (o un filosofo) per questo genere di anamnesi, credo che abbiano avuto un po' tutti questa sensazione leggendo non solo testi di filosofia, ma anche di arte, di società, di politica o di cultura in generale. Poi magari su quei testi ci abbiamo pure scritto la tesi.
Per spiegare questo fenomeno va preliminarmente considerato che sussiste una storicità del pensiero che reclama in qualche modo la paternità, anche solo parziale, di ogni pensiero ad esso successivo, anche se personalmente non si era mai entrati concretamente in contatto con l'autore che per primo ha formalizzato quelle idee: non deve essere strano essersi sentiti vicini al superamento dello stato di minorità dell'illuminismo del sapere aude kantiano prima di leggere Kant o prima di studiare l'illuminismo, o di ipotizzare un metodo per conoscere basato sulle esperienze (il metodo sperimentale) prima d'aver letto Galileo, perché in un certo senso il pensiero contemporaneo nasce e si sviluppa storicamente proprio su quei grandi pilastri delle idee.
Parlando di autori contemporanei il discorso cambia leggermente, perché spesso ci troviamo di fronte a pensieri davvero originali, condivisi, figli di una storia lunga millenni come di una storia molto più recente che parla di telecomunicazioni, di crisi economica e di social network; di una sintesi tra ciò che ci ha portato fin qui e ciò che è essenzialmente il qui. Di certo è una vera soddisfazione, per chi, come il teologo italiano Vito Mancuso, (a suo dire) si sente ripetere spesso che il contenuto dei suoi libri era già nelle teste del pubblico (che però non ci ha scritto alcun libro) durante le sue conferenze; è stato proprio lui a darmi lo spunto per questo post.
Credo che quando un autore contemporaneo viene largamente condiviso da questo genere di commenti, da altri che avevano già riflettuto sulle medesime questioni ed erano giunti a risultati analoghi senza tuttavia concludere degnamente scrivendo qualcosa di completo, o ciò avviene perché dice cose ovvie, oppure perché ha davvero colto qualche aspetto importante dell'argomento in analisi che ancora nessuno aveva precedentemente formalizzato, perché tutti gli altri lo pensavano, ci riflettevano – ma non ci avevano ancora scritto nulla.

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

2 commenti:

  1. “Per tutti i tuoni e le tempeste del mare di Biscaglia” - il Monti che s’associa all’idea di un teologo, per quanto fuori dal coro questo possa essere. Ovviamente scherzo: me lo ricordi tu benissimo che un’idea si può condividere o criticare (ricordo solo il tuo vecchio post sull’“argomento ad hominem”) per quel che è – un’idea – e non di certo perché l’hanno partorita o sottoscritta Tizio, Caio o (Ip)Sempron(dix)i(t)o.

    Quindi, dicevo, bella riflessione, buon Mò.
    Ho due interrogativi: innanzitutto, quello che m’incuriosisce di più, dove l’hai visto Mancuso (stai andando i venerdì a Misano)? :P
    In secondo luogo, invece, una cosa che potrebbe suonare (come dire…) ‘raccapricciante da far accapponare la pelle’: tu che ormai conosci i concetti junghiani in tutte le salse, Mò, cosa ne pensi di una considerazione dell’“inconscio collettivo” (magari inteso in senso più lato e spogliato dei suoi debordamenti più ‘metafisici’ e, quindi, come una semplice ed inconscia base culturale-sociale-politica-religiosa collettiva) come una delle potenziali (azzardatissime) spiegazione dell’oggetto del tuo post, di questo balenare alla mente di più persone di stesse intuizioni – che poi da alcuni vengono plasmate in concetti e in altri rimangono invece allo stato brado?

    Non so se mi sono spiegato; confido nel fatto che tu mi riesca ad interpretare, perché quest’interrogativo in qualche modo l’avrai già considerato pure tu (ma non saprei se questo vale anche per il buon Mancuso) – UN SALUTONE!

    - Allu -

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  2. Hola!
    Essere in sintonia con Mancuso non è difficile, ha un concetto di Dio talmente liberale che ci puoi metter dentro tutto, pure il pandoro e il panettone di Natale: lo definisce sempre come giustizia, amore, energia e simili, in maniera fortemente razionalista, sempre ad interrogarsi più filosoficamente che dogmaticamente sulla natura e sull'essenza di Dio – salvo poi dichiararsi 'cattolico' per questioni storico-geografiche: perché gli piace andare a messa, vivere la comunità nel luogo e nei modi in cui è stato educato e così via, anche se non apprezza il dogmatismo teologico (ma anche economico) del Vaticano. Insomma, se hai un minimo di spirito critico e non sei né un fondamentalista cattolico né un ateo convinto, superbo e poco onesto con la filosofia, non può che far piacere ascoltarlo e leggerlo.
    Mancuso dovevo vederlo a Misano con Paola, sì, poi per problemi tecnici non sono riuscito, ma nello stesso pomeriggio era proprio in Sala Verdi, a Fano, e siamo andati là. Per me più comodo di così, me lo son ritrovato sul posto di lavoro... ;)
    Sull'inconscio collettivo non saprei risponderti con esattezza, anche perché non conosco Jung poi così bene, se lo stai studiando magari mi sai dire qualcosa di meglio tu; io scrivendo l'ho intesa in maniera meno psicologista e più realista, nel senso che più che un inconscio, ovvero una struttura archetipica collettiva di pensiero legata a miti, esperienze, valori, speranze e così via, magari anche capace di lasciare 'tracce' (su questo concetto, in particolare, parlando di mitopoiesi, credo attingendo dal Casador di Piazzi, come dall'ormai solito Luhmann, dovrebbe aver scritto la tesi Alba), la intendo in maniera molto più generale, parlando di pensieri un po' più complessi, e non di idee miste a sensazioni, ma che soprattutto sono ben consci; io parlo un po' più di 'bersagli' (in questo caso centrati, ovvero un pizzico di realtà che è stata colta) del pensiero, piuttosto che di idee comuni nella nostra psiche (indipendentemente dalla realtà da cogliere o meno); che siano oggetti del pensiero o cose concrete, che sia una teoria geniale sulla cottura della pasta formalizzata da Benedetta Parodi (ma già pensata da milioni di mamme italiane) o le idee in seno al cattolicesimo molto liberali e poco ipse-dixit-like sul Dio di Mancuso (già pensate da qualsiasi credente onesto, serio e critico).
    Non saprei risponderti, dunque. Spero comunque di averti dato qualche stimolo, non solo di espulsione! :P

    Un saluto dalla tua regione d'origine!! ;)

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